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Fecondazione assistita, una legge che non innova

Il disegno di legge appena approvato dal Parlamento sembra aver posto notevoli vincoli all'utilizzo delle tecniche di fecondazione assistita, ma secondo il prof. Carlo Flamigni, docente di ostetricia e ginecologia all'Università di Bologna e membro del Comitato Nazionale di Bioetica, si tratta di un testo astuto, che con le sue lacune consente di aggirare gran parte dei divieti introdotti.
Immagine al microscopio di un embrione Dopo il Senato, che ha dato il suo sì il dicembre scorso, il 10 febbraio di quest'anno anche la Camera ha approvato il disegno di legge contenente le norme in materia di procreazione medicalmente assistita. Come si desume dall'art. 1, che riconosce "i diritti di tutti, compreso il concepito", il ddl punta ad accrescere la tutela del nascituro, impedendo la produzione di embrioni in soprannumero, bandendo le selezioni genetiche preventive e negando l'accesso alle "mamme nonne" e alle coppie gay. Tanto le forze politiche quanto la comunità scientifica si sono spaccate di fronte a queste proposte: alcuni hanno applaudito alla fine del Far West legislativo, mentre altri invece hanno lamentato l'intromissione in uno stato laico dell'etica cattolica.

Professor Flamigni, da docente di ostetricia e ginecologia all'Università di Bologna e da membro del Comitato di Bioetica, come si pronuncia in proposito?
"Facendo chiarezza sul presunto "Far West". Questa formula, coniata da alcuni politici per fotografare la situazione prima della riforma, è in realtà un'etichetta che generalizza impropriamente i problemi posti da pochi abusi sporadici, in tutto quattro o cinque casi limite di mamme-nonne che non possono oscurare tutti gli interventi condotti secondo logica".

Quindi qual è la sua controproposta?
"Io credo che sarebbe stato più che sufficiente un regolamento d'attuazione un po' più rigido di quello esistente".

Ma allora come si spiega la riforma?
"E' stata ovviamente una mossa dettata dalla convenienza politica, una scelta compiuta per compiacere i movimenti cattolici. Tuttavia, al momento, senza disporre delle linee guida che fornirà una commissione in corso di nomina da parte del Ministro Sirchia, mi è difficile valutare nel merito la legge, perché è un testo astuto, solo apparentemente fedele alla morale cattolica. Al suo interno infatti manca ogni riferimento allo zigote, ovvero lo stadio di sviluppo che il nascituro attraversa prima di avviare la diversificazione cellulare che lo trasforma in un embrione: è una lacuna significativa perché già lo zigote può essere congelato e monitorato a livello genetico. In sostanza, perciò, si potrà tecnicamente continuare a fare tutto ciò che la legge sembra vietare fermamente".

In attesa di risolvere questi dubbi, politicamente, che strada pensa di intraprendere?
"Un referendum abrogativo dell'intera legge potrebbe spaventare l'opinione pubblica e avere un esito negativo. Un referendum su singoli punti, invece, rischierebbe di scivolare nel tecnicismo e non ottenere il quorum. Penso perciò che sia utile limitarsi a sottoporre alla Corte alcune norme anticostituzionali".

E dal punto di vista scientifico qual è invece la direzione che intravede per la ricerca?
"Io vedo nelle tecniche di trasferimento nucleare, la cosiddetta clonazione terapeutica, e negli studi sull'aploidizzazione, ovvero la produzione di gameti da cellule somatiche, due frontiere importanti per combattere la sterilità in categorie di pazienti, come alcuni malati di cancro, che non riescono più a produrre gameti".

La clonazione, anche terapeutica, solleva però molti dubbi...
"Infatti i problemi non mancano. Non è ancora chiaro cos'è ricerca di base e cos'è tecnica. Attorno alle staminali circolano promesse miracolose che sono per lo più illusioni. E purtroppo le pressioni economiche indotte dalla brevettazione non favoriscono certo la condivisione dei risultati all'interno della comunità di ricerca".