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Arti Visive e Fondazione Zeri a Santa Cristina

Si è concluso il restauro del complesso di Santa Cristina. In questo luogo ricco di storia, dove le monache camaldolesi approdarono nel lontano 1247, l’Università ha allestito gli spazi per il Dipartimento di Arti Visive, per alcune aule di Scienze Politiche e per i documenti della Fondazione Zeri. Il Pro Rettore Monari illustra il valore funzionale e simbolico dell’operazione di recupero.
Parte degli affreschi di Santa Cristina Prima convento poi caserma, Santa Cristina diventa ora un importante centro di cultura per la città, sede di alcune delle attività didattiche e culturali dell’Alma Mater, che, secondo gli accordi presi con il Comune, ha ricevuto in concessione i 1600mq  dell’area monumentale anticipando 4,5 miliardi delle vecchie lire per i lavori di restauro. “Il recupero di Santa Cristina – afferma il Pro Rettore Monari – è un progetto con cui l’Università ha raggiunto contemporaneamente tre obiettivi: la tutela del patrimonio architettonico cittadino, l’allestimento di nuovi spazi per il Dipartimento di Arti Visive, e l’avvicinamento al centro storico della Fondazione Zeri e dell’inestimabile patrimonio di documenti che lo studioso romano ha lasciato in dote all’Università di Bologna”.

I lavori hanno riportato alla luce l’intera pavimentazione, i colori del chiostro e i segni delle lavanderie ipogee, queste ultime unico esempio rimasto a Bologna. “Ambienti belli e antichi – descrive Monari – che suscitano rispetto anche nei più giovani e che rallentano il degrado a cui vanno incontro edifici con meno personalità”. Al piano terra troverà spazio il Dipartimento di Arti Visive assieme alle aule didattiche di Scienze Politiche, mentre al primo piano le sale riservate alla Fondazione Zeri si affiancheranno alla Biblioteca Nazionale delle Donne. Una gestione degli spazi che ha rispettato la storia e garantito l’efficacia funzionale dei singoli luoghi. “Gli studi dei docenti, ricavati dalle antiche celle, invitano infatti alla riflessione, mentre il chiostro con le sue atmosfere peripatetiche apre al confronto, allo scambio e alla comunicazione. Senza contare poi il refettorio trasformato in un’aula Magna che offrirà la sua bellezza a tutto l’Ateneo”.

Il recupero di Santa Cristina completa il discorso avviato con la costruzione al Lazzaretto della nuova sede della Facoltà di Ingegneria. “L’Università – dice Monari – sta infatti orientando la sua politica edilizia su un duplice binario: da un lato il restauro degli edifici del centro storico per le facoltà dell’area umanistica e dall’altro l’allestimento in periferia di laboratori e strutture di ricerca all’avanguardia riservati alle facoltà dell’area scientifica”.

Tornando a Santa Cristina, non resta che attendere pochi giorni per poter visitare le bellezze riportate alla luce dai restauri. I nuovi spazi, infatti, entreranno in funzione solo a partire dal prossimo anno accademico, nell’autunno 2004, ma già dalle prossime settimane l’Università di Bologna li aprirà ai bolognesi allestendo un ricco programma di mostre.
Si comincia a fine aprile con “Petrarca nel tempo”, il primo appuntamento con cui l’Università di Bologna celebra l’anno petrarchesco: nel 2004 cade infatti il settimo centenario dalla nascita del padre della poesia italiana.
A metà maggio sarà la volta di un ciclo di eventi legati al tema del fiabesco con un progetto ideato da Antonio Faeti e che comprende una mostra di dipinti di Antonio Saliola.
A metà giugno è invece prevista l’esposizione di opere di Pietro Annigoni, tra cui molti pezzi inediti.
Infine, tra le altre iniziative in cantiere da qui all’apertura degli spazi didattici, è in preparazione anche un ciclo di visite guidate.