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L'Alma Mater per tre giorni "capitale" europea del fisco

Prima  presentazione in Europa del Testo Unico sull'IVA comunitaria e faccia a faccia tra "vecchia" e "nuova" Europa sulle tasse.
Statua di Palazzo Poggi Nei giorni 23, 24, 25 settembre prossimi si ritroveranno da tutta Europa, nelle sale della Facoltà di Giurisprudenza dell'Università di Bologna in via Zamboni 22, accademici, professionisti, funzionari delle amministrazioni finanziarie per discutere il nuovo testo dell'iva comunitaria e per confrontare la fiscalità dei Paesi dell'Europa allargata.

Dal testo unico dell'iva dipende il futuro dell'armonizzazione fiscale nel settore dei consumi. Questa, ancora oggi, non è stata compiutamente realizzata, come ha riconosciuto la stessa Commissione europea quando ha fatto riferimento a quindici sistemi d'attuazione dell'iva tanti quanti erano gli Stati aderenti all'Unione prima dell'allargamento. Ora con il testo unico e con la verifica tecnica dei Ministeri delle finanze nazionali, la Commissione ha voluto ordinare le diverse direttive che si erano succedute in materia senza il necessario coordinamento con il provvedimento che nel 1977 aveva definito la base imponibile uniforme.

Grazie a quest'opera di razionalizzazione e coordinamento la disciplina comunitaria, dopo l'approvazione del Consiglio, sarà più precisa per i Governi e più chiara per gli operatori, anche per il confronto con la disciplina nazionale. Un testo più articolato può infatti diventare di diretta applicabilità negli ordinamenti, a tutto favore dei contribuenti, può modificare il principio di tassazione all'origine, può sostituire definitivamente, categorie economiche a quelle giuridiche nazionali.

Dalla distanza tra i sistemi fiscali dei nuovi Paesi con i modelli comunitari dipende anche il futuro del mercato unico e dell'Unione politica europea. Difficile, infatti, accettare, per una competizione fiscale leale in Europa, differenziali medi per l'imposizione sulle società così elevati quali quello del 25 per cento dei Paesi dell'allargamento (con l'esenzione per la società e tassazione dei dividendi l'Estonia) rispetto a quello medio del 33 che caratterizza invece gli altri Stati europei. Difficile accettare che, per i residenti, prevalga la logica del regime fiscale come incentivo agli investimenti nazionali, quando le scelte dei Paesi dell'allargamento possono violare il divieto di discriminazione. Difficile accettare che l'egoismo fiscale nazionale nei Paesi dell'allargamento possa impedire la neutralità fiscale delle operazioni di riorganizzazione internazionale solo perché queste comportano la perdita della società nazionale e, quindi, della relativa tassazione. Difficile impedire la delocalizzazione quando questa è sollecitata da agevolazioni fiscali territoriali e settoriali che hanno introdotto numerosi Paesi dell'allargamento dall'Ungheria, alla Slovacchia, all'Estonia, alla Polonia.

Su questo confronto, tra scelte fiscali dei Paesi dell'allargamento e modelli impositivi comunitari nell'Europa allargata, si articolerà, primo in Europa, il convegno che si svolgerà il 24 e 25 settembre nell'Università di Bologna, organizzato dal Master in diritto tributario, dal dottorato in diritto tributario europeo e dall'Istituto de Estudios fiscales del Ministero delle finanze spagnolo, sotto gli auspici del presidente della Commissione europea. Un confronto che sarà arricchito dai contributi e dagli interventi di 24 tra docenti universitari e dirigenti dei Ministeri delle finanze dei Paesi dell'allargamento. Un confronto con molte aspettative: quella degli operatori economici per il futuro degli attuali benefici fiscali nei Paesi dell'allargamento; quella delle amministrazioni fiscali, per il controllo effettivo delle scelte di mobilità commerciale e di delocalizzazione industriale; quella dell'Unione europea, per la futura politica fiscale cui affidare oggetto e tempi degli interventi d'armonizzazione sui sistemi fiscali dei Paesi dell'allargamento. Rispetto a tutti questi, l'Università di Bologna e le sue istituzioni, operanti da più di un decennio nel diritto tributario europeo, si pongono come interlocutori privilegiati per offrire una visione unitaria e completa del futuro della fiscalità europea.