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Pechino-Bologna via Alma Mater

Ciampi ha sottolineato la scarsa attenzione dell'Italia nell'aprirsi agli studenti cinesi e l'Università di Bologna ha risposto ospitandone  trenta che si sommano ai venti già iscritti dallo scorso anno.
I ragazzi cinesi assieme al prorettore Grandi e la prof.ssa Bettoli C'è chi dell'Italia conosceva la lunga tradizione artistica. C'è chi conosceva solo il calcio. E c'è chi non conosceva neppure quello. C'è questo e molto altro tra i trenta studenti cinesi che tra il 29 e il 31 agosto scorsi sono arrivati a Bologna per frequentare i corsi dell'Alma Mater. Aspiranti ingegneri, futuri politologi, studiosi della moda, linguisti e archeologi (solo per citarne alcuni) che hanno scelto l'Università di Bologna, i suoi Poli, le sue strutture linguistiche e i suoi studentati per dare un'apertura internazionale alla loro formazione superiore. Una sfida per l'Ateneo che ha progettato per i suoi ospiti un corso di italiano ad hoc che durerà un semestre: "Tutti i ragazzi, tranne due che hanno deciso di non partecipare, - dice Giovanna Bettoli, responsabile del Centro di Tutorato per i Cittadini dei Paesi in Via di Sviluppo e vero angelo custode degli studenti - saranno ospitati a Forlì dove il Cliro organizzerà per loro un ciclo di lezioni intensive".

Lo straordinario sforzo dell'Università di Bologna è giustificato dall'urgenza di colmare un ritardo politico segnalato anche da Ciampi. "Il Presidente della Repubblica - ricorda infatti il Prorettore alle Relazioni Internazionali, Roberto Grandi - in occasione della visita del Primo Ministro di Pechino, ha invitato l'Italia ad accogliere un maggior numero di studenti cinesi per adeguare il paese agli standard dei nostri partner europei dove se ne contano già migliaia". Un appello che l'Università di Bologna ha prontamente raccolto: "Facendo quello che ha sempre fatto, prosegue Grandi: "Il Rettore ha inviato un sollecito all'ambasciatore italiano a Pechino e quest'ultimo ha fatto arrivare i trenta studenti che si vanno così a sommare ai venti già arrivati lo scorso anno". E che si sommano anche agli studenti approdati presso le altre università italiane che hanno aperto le loro porte al gigante orientale: "Perugia con 17 ragazzi, Milano Statale e Politecnico con 14, Parma di nuovo con 3 e Cassino con 1", elenca Marina Timoteo, docente al Dipartimento di Scienze Giuridiche compartecipe al "Progetto Cina".

Concluse con successo le adempienze burocratiche, ora le due torri sono lo sfondo per i sogni di trenta giovani studiosi alle prese con il fascino e la diversità di un paese completamente differente dal loro. Donggang Zheng, iscritto al corso di laurea in Scienze di Internet, si dichiara per esempio affascinato dalle bellezze architettoniche e dal calore della gente: "E' una città antica - dice - di cui amo strade e chiese e dove i passanti, pur con i loro problemi di lingua, mi hanno aiutato a trovare la giusta via". Xiaobin Shang di Finanza e Assicurazione ci sorprende poi sottolineando l'ordine del nostro traffico: "Quando un pedone attraversa - osserva - le auto si fermano rispettose". Xiang Hui di Scienze e Tecnologie Alimentari di Cesena e Qian Shi di Economia del Turismo a Rimini si dimostrano invece stupite dalla nostra mondanità: "Alle superiori in Cina rientravo a casa non più tardi delle 11, mentre qui a quell'ora di solito esco", dice la prima a cui fa seguito la compagna che racconta che era abituata a svegliarsi alle 6 mentre ora si è dovuta adeguare ai suoi coinquilini bolognesi che poltriscono fino alle 9. Piccole differenze insomma bilanciate da tanta voglia di confronto, come quella di Da Li che ci saluta dicendo: "Per me non è facile studiare la vostra lingua e mi piacerebbe tanto conoscere un italiano che studia il cinese per capire se anche lui ha le stesse difficoltà".