Logo d'ateneo Unibo Magazine
Home Archivio La scuola e l'emergenza: come insegnare il ritorno alla normalità

La scuola e l'emergenza: come insegnare il ritorno alla normalità

L'esperienza che l'Ateneo ha maturato sul tema dell'educazione in contesti colpiti da guerre e catastrofe naturali sarà messa a frutto nell'ambito di un progetto di cooperazione che ha come primo passaggio la ricostruzione del sistema scolastico nei paesi travolti dallo Tsunami.
Bambino Catastrofi naturali ed eventi bellici sono accomunati dalla rottura della normalità che causano. Cancellano le strutture materiali dove la vita si consuma. Recidono i legami familiari a cui quotidianamente ci si appoggia. Ed erodono il numero di adulti - madri, medici, insegnanti e artigiani - che giorno dopo giorno offrono i loro servizi alla comunità. I bambini sono tra le vittime piú esposte di queste situazioni di emergenza: perdono il diritto all'infanzia e con esso lo spazio per l´esplorazione, il gioco, l'espressione e il sorriso.

Le zone colpite dallo Tsunami sono state l'ultimo teatro in ordine di tempo a portare in scena drammi di questo genere. L'onda ha portato via con sé l'intero sistema scolastico: materialmente e professionalmente. Nei distretti dello Sri-Lanka dove le Regione Emilia Romagna pensa di concentrare l'azione umanitaria, 33 scuole su 55 sono state distrutte e gran parte dei maestri è morta nel disastro. Per bambini, spesso colpiti dalla perdita di un genitore, manca così uno dei principali elementi di normalità: la scuola.

Alla sua ricostruzione intendono partecipare attivamente la Facoltà di Scienze della Formazione e il Dipartimento di Scienze dell'Educazione dell'Università di Bologna con un programma di cooperazione decentrata che sarà promosso in collaborazione con altre istituzioni regionali denominato "Villaggio/centro servizi educativi". "Il nostro obiettivo - spiega il prof. Ivo Giuseppe Pazzagli, uno dei docenti promotori - è fornire materiali e supporti formativi per costruire contesti educativi dove le situazioni di difficoltà personali e familiari possano essere riassorbite. Noi cerchiamo di dare sostegno alla 'resilienza', un termine mutuato dall'ingegneria dei materiali che indica la capacità di tornare allo stato normale. Il nostro approccio mira cioè a rimuovere il trauma attraverso la partecipazione a contesti accoglienti".

Il progetto punta inoltre a costituire in Asia basi operative per progetti di ricerca ulteriori, come per esempio lo scambio culturale attraverso tesisti, dottorandi o ricercatori. Il tema dell'educazione nei contesti disagiati a causa di guerre e catastrofi naturali è infatti caro da tempo all'Università di Bologna, che ha attivato un master sulla dimensione educativa della cooperazione internazionale ed opera in Palestina, nei Balcani e in America Latina. Un'esperienza didattica e operativa che dal 3 al 5 marzo 2005 sarà dibattuta al Palacongressi di Rimini in un Convegno Internazionale promosso assieme a un lungo elenco di associazioni e istituzioni legate al mondo dell'educazione. Il Convegno, intitolato "Facciamo le paci? - Percorsi di educazione al riconoscimento, riconciliazione, mediazione", era nato con un riferimento esplicito alle situazioni post-belliche, "ma - conclude Pazzagli - a livello metodologico le modalità d'intervento sono simili a quelle applicabili in paesi colpiti da catastrofi naturali".