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Aviaria, i ricercatori bolognesi hanno isolato una variante del virus a Mirandola

Una variante a bassa patogenicità del virus H5N1 è stata rinvenuta in provincia di Modena. I ricercatori del Dipartimento di Sanità Pubblica Veterinaria  e Patologia Animale dell’Università di Bologna, autori della scoperta, escludono allarmi. Il virus potrebbe anzi arrestare epidemie più gravi e rivelarsi utile per la produzione di un vaccino.
Fischioni durante la migrazione

AH5N1 è arrivato anche in Italia. Il virus dell’influenza aviaria è stato rinvenuto a Mirandola, in provincia di Modena, tra i 172 Germani reali (Anas plathyryncos) campionati il 19 settembre scorso dal Dipartimento di Sanità Pubblica Veterinaria  e Patologia Animale dell’Università di Bologna. I ricercatori del dipartimento, che da tempo cooperano con altri enti per studiare l’ecologia dei virus influenzali nelle specie selvatiche italiane, sono giunti a tale risultato monitorando un eventuale arrivo anticipato del virus in Italia, conseguente a focolai sconosciuti nella zona a ovest degli Urali.

La variante del virus isolata è però diversa da quella che sta decimando gli allevamenti di polli asiatici. Lo ha reso noto il Ministero della Salute che ha diffuso gli esiti delle verifiche condotte presso il Centro di Referenza Nazionale per le influenze aviarie. Stando a questi risultati, l’H5N1 trovato a Mirandola è un virus a bassa patogenicità (LPAI), appartenente ai ceppi H5 comunemente rinvenuti del bacino del Mediterraneo. "L’isolato italiano – conferma il dott. Mauro Delogu dell’Università di Bologna – è caratterizzato da bassa patogenicità per gli animali e patogenicità nulla per l’uomo".

Nel frattempo sono state già avanzate ipotesi per spiegare il ritrovamento. "Durante i nostri studi – prosegue Delogu - la presenza del sottotipo H5 è stata costante negli  anni, anche se con sieroprevalenze molto basse. Un’ipotesi plausibile per giustificare la comparsa di questo virus  nelle anatre selvatiche è che sia frutto di un riassortimento tra rari H5 ‘locali’ e virus AH1N1, molto comuni da noi nelle specie selvatiche".

In attesa che analisi filogenetiche confermino questa tesi, il rinvenimento di Mirandola non genera alcun allarmismo. A quanto pare, anzi, il virus a bassa patogenicità LPAI potrebbe agire da barriera contro infezioni più gravi. "La presenza di questo virus nelle popolazioni selvatiche – precisa infatti Delogu – non costituisce alcun pericolo per l’uomo, ma può contribuire a innalzare il livello di immunità verso il sottotipo H5N1, rallentando la potenziale diffusione di sottotipi omologhi ma patogeni".

Il virus isolato dai ricercatori del Dipartimento di Sanità Pubblica Veterinaria e Patologia Animale dell’Università di Bologna potrebbe infine rivelarsi utile in campo medico. "L’elemento di maggior rilievo della nostra scoperta – conclude infatti Delogu – è il possibile utilizzo di questo H5N1 a bassa patogenicità in campo vaccinale sia umano che animale".