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"Cari colleghi perseverate nel vostro impegno"

Il Rettore Pier Ugo Calzolari replica ad alcuni riferimenti critici rivolti all’università italiana nel suo complesso e all’Ateneo bolognese, riportati dalla stampa locale. Nel corso di un’intervista rivolge un appello a tutto il personale e manifesta il proprio sostegno alla qualità del lavoro dei professori e alla ricerca nelle pubbliche università.
Rettore Pier Ugo Calzolari

"Continuare a rispolverare critiche così infondate come quelle mosse alla generalità dei professori e dei ricercatori – esordisce Calzolari -  ha il solo scopo di sostenere la tesi insensata che pretende di rappresentare le università italiane come un cumulo di macerie. Viceversa, è tutt’altro che questo".

Rettore Calzolari, qual è il suo parere sull’impegno del personale dell’Università di Bologna?
"Solo chi non vive all’interno di questa grande istituzione può ignorare la quantità e la qualità del lavoro svolto dai docenti, ma vorrei aggiungere anche da tutto il corpo tecnico-amministrativo. Continuare ad essere classificati nella fascia di eccellenza degli atenei italiani non rappresenta un dato del caso, ma il frutto di un’applicazione costante e generosa di tutto il personale. Semmai il problema è quello del riequilibrio tra alcuni settori, ma in generale l’impegno del personale docente si pone in termini opposti, e cioè quello della riduzione del carico didattico medio, che a Bologna ha superato i limiti di guardia".
Come risponde alla critica che il numero dei docenti è troppo elevato?
"Non è vero che i docenti siano in numero eccessivo poiché il rapporto studenti/docenti non è affatto favorevole con riferimento al dato medio nazionale, né tanto meno in riferimento a quello europeo. Non capisco l’incongruenza di chi ci critica per non essere allineati alle migliori performance europee mentre vorrebbe privarci degli strumenti essenziali per raggiungerle. Quanto al confronto con le università private si deve dire innanzitutto che se potessimo disporre dello stesso livello di contributi studenteschi potremmo migliorare in modo molto significativo il nostro servizio agli studenti, ma pure in queste condizioni è possibile istituire confronti affidati a dati internazionali che dicono cose alquanto allettanti per le università pubbliche".
Si riaccende la polemica tra università pubbliche e private?
"Per ciò che ci riguarda non c’è alcuna polemica. Mi limito ad osservare che commette un grossolano errore chi pensa di risolvere la questione degli studi superiori in Italia puntando sull’università privata. A parte ogni altra considerazione, devo ricordare che l’università pubblica ha compiti unici e di straordinaria importanza in questo nostro Paese, poiché la ricerca scientifica che vi si effettua è in larga misura ricerca pubblica."
Qual è la situazione della ricerca nelle università pubbliche italiane?
"La ricerca scientifica italiana è poca rispetto alle dimensioni economiche del nostro Paese, è poca perché scarse sono le risorse ad essa dedicate, in termini di addetti e di finanziamenti. Ma è una ricerca brillante, come attestano le analisi internazionali. Dai benchmarking della CE si deduce che se si valuta il rapporto tra il numero delle citazioni frequenti e gli euro impegnati l’Italia si colloca nel gruppo ristretto dei paesi più capaci. Se poi si considera che, a differenza di quanto accade in Germania per esempio, la ricerca italiana è in larga misura ricerca pubblica e che quest’ultima è in larga misura ricerca universitaria, si comprende quanto poco consapevoli siano gli attacchi indiscriminati all’università pubblica italiana".
E qual è la situazione a Bologna?
"Noi ci siamo impegnati in una difficile operazione di rilancio della nostra ricerca, che già ora può contare su livelli di qualità molto apprezzabili e soprattutto sopra alcune punte di valore internazionale. Abbiamo difeso i nostri ricercatori ed ampliato il loro numero. Stiamo riorganizzando il nostro sistema di ricerca in vista dei prossimi appuntamenti europei, con risultati apparsi molto incoraggianti sia pure in queste prime fasi. Riprendo per un momento la questione del confronto con l’università privata, proiettandolo in settore specifico ma di importanza strategica. In una valutazione della European Economics Society sulla qualità scientifica dei dipartimenti economici quattro università pubbliche, in Italia, precedono una celebrata università privata e al primo posto si colloca l’Università di Bologna".
Può commentare la collocazione dell'Alma Mater nella lista di Shanghai?
"So che qualcuno ha avanzato perplessità, ma evidentemente si tratta di qualcuno che non conosce il significato dei numeri o ignora lo stato di prostrazione nel quale sono tenute le università nel nostro Paese. Nelle nostre condizioni, essere inclusi tra le 100 università europee più avanzate, insieme ad altri 6 atenei italiani, è qualche cosa di simile ad un vero miracolo, del quale dobbiamo ringraziare il nostro personale. In tema di dialettica pubblico-privato non è inopportuno osservare che queste 7 università italiane sono tutte pubbliche. In Europa le istituzioni di livello universitario sono più di 4000 e dunque le prime 100 costituiscono una fascia superiore di ampiezza dell’ordine del 2 %. Orbene, chiedo a tutti coloro che hanno scelto l’università pubblica come bersaglio abituale: quale altra organizzazione nel nostro Paese, tra pubblico e privato (banche, giornali, imprese, ecc.), potrebbe essere classificata, per ciascun genere, in una fascia superiore di qualità di tale ampiezza? Per altro, non si deve dimenticare che la classificazione di Shanghai è fortemente sbilanciata verso le discipline scientifiche, così che un ateneo in cui predominano le discipline socio-umanistiche risulta svantaggiato".
Cosa si sente di dire allora al personale dell’Ateneo bolognese?
"Desidero rinnovare ai miei colleghi il mio personale compiacimento per l’enorme sforzo di continuo aggiornamento che stanno producendo, anche in questo momento, nonché per l’impegno sulla ricerca scientifica che diventa ogni giorno più apprezzabile. Io so bene quanto numerosi e quanto difficili siano i problemi che assediano l’università italiana. Disconoscere ciò che si sta compiendo rappresenta non soltanto una negazione della verità, ma rafforza anche l’ipotesi che sia possibile strozzare finanziariamente l’università pubblica, magari illudendosi di far crescere un’università privata che, almeno allo stato, non è riuscita a superare i migliori standard delle università pubbliche. Manifesto inoltre la più alta preoccupazione per questi atteggiamenti che, in ultima analisi, vanno a sfavore degli studenti delle classi sociali meno fortunate".
E il Rettore conclude con un appello. "Care Colleghe e cari Colleghi dei corpi docente e tecnico-amministrativo, in questo difficile avvio del nuovo anno accademico desidero ringraziarvi per l’impegno tanto produttivo che avete finora sostenuto. Vi invito a perseverare con fiducia poiché la qualità del vostro lavoro segna ogni giorno qualche punto a vantaggio dell’Alma Mater".