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Arriva a Bologna il dinosauro scoperto in Tunisia

Ad inizio aprile saranno in città il bacino e alcune vertebre dell’imponente erbivoro (15 metri di lunghezza). Lo studieranno i ricercatori dell’Alma Mater che l’hanno ritrovato: "E' il primo grande erbivoro della regione"
A Bologna il dinosauro scoperto in Tunisia

Il bacino e alcune vertebre dell’imponente dinosauro appena scoperto in Tunisia arriveranno a Bologna già la prima settimana di aprile per essere studiati dai ricercatori dell’Alma Mater che l’hanno ritrovato.

"Per farsi un’idea delle dimensioni, basti pensare che queste ossa fossili, da sole, pesano attorno ai cinque quintali", dice Federico Fanti, ricercatore 29enne dell’ateneo, presente al momento della scoperta. Secondo Fanti si tratta del primo dinosauro completo e il primo grande erbivoro (15 metri di lunghezza) trovato nella regione. "Ci aiuterà a capire meglio - continua il ricercatore - l’evoluzione dell’Africa settentrionale e delle sue faune di grandi vertebrati e di confrontarle non solo con gli equivalenti europei ma anche con i fossili rinvenuti in Brasile".

La scoperta è frutto del lavoro di un team di ricerca del Dipartimento di Scienze della terra dell’Università di Bologna nell’ambito di una collaborazione con l’Ufficio nazionale delle miniere della Tunisia.

Lo scheletro è in ottimo stato di conservazione e con gli elementi ossei ancora articolati. E’ stato trovato, dopo tre anni di ricerche, nella regione di Tataouine, nella Tunisia meridionale, dove depositi risalenti a circa 120 milioni di anni fa restituiscono preziose informazioni sulle faune che vivevano nel Nord Africa durante il periodo Cretaceo.

Durante la prima missione di scavo appena conclusa, è stato possibile mettere in sicurezza le ossa del bacino, che da solo misura oltre 150 centimetri di lunghezza, e diverse vertebre della coda, ognuna alta circa 50 centimetri. Sulla base dei dati preliminari è possibile stimare le dimensioni di questo grande vertebrato in circa 15 metri di lunghezza.

La missione sul terreno, grazie al contributo di Eni Tunisia, ha permesso ai ricercatori di mettere in sicurezza il fossile per un primo trasporto alla sede dell’Office national des mines a Tunisi, l’istituzione tunisina che si occupa del patrimonio geologico e minerario, da dove proseguirà il suo viaggio fino al Museo geologico Giovanni Capellini dell’Università di Bologna, dove i reperti saranno preparati e studiati.