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"La responsabilità dell'architettura": Tadao Ando a Bologna

Il 20 aprile l'architetto giapponese sarà in Aula Magna S.Lucia per una conferenza su invito dell'Università di Bologna e della Fondazione Isabella Seràgnoli.
"La responsabilità dell'architettura": Tadao Ando a Bologna

Tadao Ando (Osaka, 1941) è, da molti anni, tra le figure di maggior spicco nel ristretto circolo di architetti operanti su scala mondiale oggi comunemente definiti come "archistar".

L'architetto giapponese sarà in Aula Magna S.Lucia - venerdì 20 aprile, alle 17 - su invito dell'Università di Bologna e della Fondazione Isabella Seràgnoli.

Studente svogliato per sua stessa ammissione, apprendista falegname che, a quattordici anni, costruisce una casa in legno di ventitré metri quadrati, camionista e boxeur secondo l'aneddotica, Tadao Ando persegue la sua formazione architettonica da autodidatta, estraneo a scuole e accademie, alimentandola soprattutto di viaggi intercontinentali alla scoperta tanto dei Maestri del Novecento, Le Corbusier prima di ogni altro, quanto delle grandi architetture storiche, con una particolare passione per l'Italia.

Nel 1969 apre il primo studio a Tokio e avvia una carriera che lo porta, nel 1995, a vincere il Pritzker Prize, considerato il Nobel dell'Architettura (a breve seguito dal Praemium Imperiale) e a realizzare, poi, opere in tutto il mondo. Cifra del suo lavoro è la capacità di coniugare una personale rilettura della architettura modernista novecentesca con profonde riflessioni sulle tradizioni culturali giapponesi, testimoniate da testi in cui la teoria della architettura appoggia su una grande ricchezza di riferimenti letterari e filosofici.

"Vi sono persone cosmopolite che sostengono di poter vivere dappertutto - afferma Ando - io ho sempre voluto rimanere in Giappone. il mondo non è uno spazio uniforme. Ciò che caratterizza la mia architettura sono componenti culturali e regionali, storie e tradizioni così come si sono formate e si sono mantenute in Giappone. Ho sempre sostenuto che premessa del modo in cui impiego i materiali e le proporzioni è il rapporto tra corpo e architettura. Ma è vero: mi sposto in diverse città del mondo e lavoro in Spagna, Italia, Francia, negli Stati Uniti, il che costituisce un problema notevole in relazione a quanto detto a proposito di scala e di corpo.
 Rimango fedele al Giappone ma debbo essere al contempo cosmopolita".

Strettissimo, anche in ambito professionale, il legame con l'Italia, dove progetta opere come il Centro Ricerche di Benetton "Fabrica" a Villorba (Treviso), il "Teatrino Armani" a Milano e, di recente, le nuove sedi della Fondazione François Pinault nel cuore di Venezia: Palazzo Grassi e Punta della Dogana.

"Tadao Ando ha la capacità, rara nella architettura contemporanea – spiega Giovanni Leoni, professore di Storia dell'Architettura dell'Università di Bologna - di costruire luoghi la cui essenziale bellezza viene riconosciuta come tale non solo dagli specialisti e dagli iniziati alla disciplina, ma anche dalla comune sensibilità.
Capacità e dono da artista, giudicabile con i parametri dell'estetica, e come tale personale e non trasmissibile. Tuttavia, la bellezza dei luoghi che Ando è in grado di creare e di rigenerare, o la composta lotta delle sue forme essenziali con realtà urbane complesse e talvolta confuse, non sono il puro esito di una azione estetica ma si fondano su un metodo che riporta ai fondamenti della disciplina, offrendo una lezione d'architettura nel senso più pieno della espressione, una lezione, questa si, trasmissibile e, oggi, di assoluta attualità".

A livello internazionale, Tadao Ando ha lavorato in Europa progettando il Padiglione del Giappone all’Expo di Siviglia (1992) e l'edificio per i seminari di Vitra. Ha firmato lo "spazio per la meditazione", piccolo annesso della sede dell’UNESCO a Parigi, e nel 2010 l’edificio per esposizioni nella tenuta Château La Coste non lontano da Aix-en-Provence. Ha costruito la Langen Foundation/Hombroich a Neuss e negli Stati Uniti, tra il 1994 e il 2010, ha progettato due musei: la Fondazione Pulitzer a St. Louis e il Modern Art Museum a Fort Worth (Texas).

Al termine della conferenza è previsto un omaggio musicale affidato alla voce del soprano Ryoko Kashima accompagnata da maestro Fabius Constable (arpa celtica) insieme ai solisti della Celtic Harp Orchestra che eseguiranno alcuni ‘Haiku’ tratti dai testi poetici della grande tradizione culturale giapponese.

LA CONFERENZA E' APERTA AL PUBBLICO FINO AD ESAURIMENTO POSTI.