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Comitati e giornalisti: un idillio difficile

Il rapporto tra i media locali e le associazioni promosse dalla cittadinanza è l’oggetto d’analisi dell’inchiesta condotta nei mesi scorsi dal portale civico “Professione Cittadino”. Nella prima delle quattro puntate che compongono l’indagine, giornalisti, cittadini e docenti dell’Università di Bologna provano a tracciare l’identikit del cittadino attivo che promuove l’attività dei comitati.
Uno scorcio di Piazza Maggiore a Bologna Può l’attività di un comitato farsi sentire al di fuori della ristretta comunità che la promuove? Può un giornale, una Tv o una radio locale trovare lo spazio per ospitare le iniziative patrocinate dalla cittadinanza a cui si rivolge? Queste domande, universalmente valide, a Bologna acquistano un significato particolare, perché nel capoluogo emiliano lo spirito corporativo ha offerto un terreno così fertile ai comitati che in città ne sono proliferati talmente tanti da rendere difficile persino censirli. Grandi numeri, insomma, ma per piccole audience, perché tutti vengono sistematicamente ignorati dai mezzi di comunicazione.

Qual è la ragione di questo rapporto al confine tra l’ostilità e la noncuranza reciproca? Lo spiega “Comitati e giornalisti: un idillio difficile”, l’inchiesta da poco pubblicata su Professione Cittadino (www.professionecittadino.it), il portale civico fondato da Paola Parenti nel 2000 e ora diventato, con la collaborazione di Alessandra Mariotti e il patrocinio della prof.ssa Pina Lalli, un laboratorio formativo del Dipartimento di Discipline della Comunicazione dell’Università di Bologna.  

L’inchiesta si compone di quattro puntate. Nel loro susseguirsi a cadenza settimanale, esse racconteranno e riassumeranno in maniera ragionata tanto le opinioni dei presidenti dei comitati quanto le posizioni dei direttori delle principali testate giornalistiche del bolognese. Nella prima parte dell’inchiesta, già disponile on line con il titolo “Identikit dei comitati”, si cercherà di comprendere chi sono, che obiettivi hanno e che strumenti adoperano i cosiddetti “cittadini attivi”, ovvero le persone che hanno intrapreso la via del comitato per far sentire la propria voce nella gestione della cosa pubblica. A parlare, nelle 19 interviste realizzate da un gruppo di volontari composto da laureati e laureandi di Scienze della Comunicazione, saranno anche cinque docenti dell’Università di Bologna: Pierina Bonvecchio del Dipartimento di Sociologia; Rodolfo Lewanski, Gianfranco Pasquino e Chiara Sebastiani del Dipartimento di Organizzazione e Sistema Politico; e Walther Orsi, attivo nell’Azienda Ospedaliera della città.

Più voci dunque per un unico obiettivo, quello che Paola Parenti riassume nello slogan usato per introdurre il nuovo capitolo dell’attività di Professione Cittadino: “Insieme per comprendere”.