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Un soffio di giovinezza verbale sugli 80 anni di Raimondi

Ezio Raimondi, celebre critico letterario e docente storico dell’Università di Bologna, ha celebrato i suoi ottanta anni attraverso il tributo di allievi, colleghi ed estimatori riunitisi nella Sala VIII Centenario.
Ezio Raimondi Per festeggiare gli ottant'anni di Ezio Raimondi, uno dei maggiori critici letterari viventi, c’erano tutti ieri sera nella Sala VIII Centenario di via Zamboni 33. Gli allievi, giovani e meno giovani. I colleghi, dell’aria umanistica e di quella archeologica. I vertici dell’Alma Mater: il Rettore, Pier Ugo Calzolari, il Preside della Facoltà di Lettere e Filosofia, Giuseppe Sassatelli, e il Direttore del Dipartimento di Italianistica, Gian Mario Anselmi. E seduti in prima fila anche esponenti del mondo politico bolognese: il vicesindaco Giovanni Salizzoni e il Presidente della Provincia, Vittorio Prodi. Tutti presenti per ricordare la loro esperienza a fianco di Ezio Raimondi. Studioso famoso per la sua riservatezza, che non ha potuto non dichiararsi commosso di fronte a una manifestazione d’affetto a cui, sottolinea, ripenserà sicuramente nei momenti di sconforto: “Ogni studioso – afferma infatti Raimondi – passa dei momenti difficili in cui dubita della qualità del proprio lavoro. Ma io non sono preoccupato, perché quando mi capiterà, tornerò a questa giornata, ai vostri sorrisi, e questi gesti d’affetto mi daranno nuova vita. Sì, perché con la vostra umanità è proprio come se mi aveste regalato un soffio di giovinezza verbale”.

Questo soffio non ha tralasciato nessuno degli aspetti umani e professionali di Raimondi: la sua originalità, la sua dedizione all’insegnamento, il suo contributo all’attività organizzativa dell’Università e il suo supporto ai tanti studenti che lo hanno continuato a frequentare anche al di fuori delle aule. Come per esempio il prof Romano, che torna al tempo in cui Raimondi, direttore del Collegio di via Irnerio, pranzava con i suoi allievi condividendo progetti di lavoro intellettuale e piani per il miglioramento della vita studentesca. Oppure come il prof. Anselmi che ricorda il carattere pionieristico di Raimondi nell’aver fortemente voluto la nascita dei Dipartimenti.

Aneddoti più o meno personali da cui si delinea la figura di un grande studioso e di un grande insegnante, poliedrico al punto da essere nel contempo uno storico del teatro, uno storico della filosofia e della scienza, uno storico delle lettere e uno storico della musica. Come ha detto il prof. Curi, “quella di Raimondi era una cattedra di varia umanità”, da cui, prosegue il prof. Battistini, “usciva una sorta di socratica educazione permanente”.

Ma da dove nasceva tanta capacità di coinvolgere i giovani e tanta voglia di dedicarsi a loro? E’ lo stesso Raimondi a rispondere: “Io mi nutrivo dell’attenzione dei giovani”, conclude il professore, “perché per me la lezione era un laboratorio dove si sedimentavano le intuizioni che poi diventavano libri”.