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Jovanotti: "La musica ti dice chi sei"

Invitato come primo Storytellers, Jovanotti ha parlato di letteratura, politica ed esperienze personali. Ma con la chitarra in mano ha spiegato che nel momento in cui nasce una canzone la razionalità non c’entra.
Jovanotti in Aula Magna venerdì 30 settembre

"A diciassette anni volevo fare il Dams, poi ho deciso di fare direttamente il professore". Cappellino, jeans, felpa con gli occhi di Buddha e chitarra acustica a tracolla, Lorenzo Cherubini, in arte Jovanotti, sale sul palco dell’Aula Magna dell’Università scherzando con le sorprese del destino. Proprio lui, un non dottore fuggito dal Dams per seguire la musica, è lì nel tempio delle lezioni dottorali a spiegare cos’è la musica. "La musica – dice allora, immedesimandosi perfettamente nel ruolo di professore - fa l’effetto lego. Quando sei un ragazzino e non ci capisci nulla, lei ti si attacca addosso, bam, e ti dice chi sei".

Jovanotti, venerdì scorso, è stato il primo protagonista di Storytellers, la serie di concerti-incontro che Mtv e Progetto Italia in collaborazione con UniboCultura hanno pensato per invitare i musicisti a parlare ai fan della genesi delle loro canzoni. "Siamo qui nell’Università più antica del mondo – ha spiegato la presentatrice Paola Maugeri – per dare dignità letteraria alla forma canzone, perché pensiamo che una canzone dei Beatles non abbia nulla da invidiare a un quadro di Picasso". Il suo auspico è raccolto dal giovane attore Riccardo Scamarcio che prende il microfono e legge alcuni testi di Jovanotti come il vecchio Vittorio Gassman leggeva Dante. Tutto secondo canovaccio fino a quando proprio Lorenzo, il protagonista, rompe il rituale e, si lancia in "un inizio in contropelo". "La musica – afferma – è prima di tutto suono. Il testo non conta purché ti si attacchi dentro".

Spazio ai suoni dunque. Affiancato da basso e chitarra Jovanotti mischia le note della sua ventennale carriera musicale rielaborando in versione acustica, gli esordi rap di Gimme Five, le serenate romantiche di Io re magio e tu stella cometa e l’impegno politico di Salvami. Quest’ultima è la canzone dove l’artista attacca Oriana Fallaci. L’attacca personalmente in risposta a lei che aveva invece attaccato un gruppo intero, gli islamici: "E i gruppi non si devono mai stigmatizzare", protesta l’artista parlando di politica. Lo fa spesso ed è in nutrita compagnia a farlo tra i cantanti. "Perché?", gli chiede Paola Maugeri. "Semplice", le risponde lui: "Perché nessun altro lo fa. Oggi purtroppo la politica non esprime quasi mai nulla".

In platea c’è anche Folco Terzani, il figlio di Tiziano. Scatta il saluto e si apre il momento letterario. Da uno zaino militare anni Settanta Lorenzo estrae e legge per il pubblico i brani per lui più significativi degli autori che lo hanno accompagnato nella sua crescita artistica e personale: Conrad, Shakespeare, Kapuscinsky, Yeats, Borges e Calvino. Di quest’ultimo legge un brano de Le città invisibili, quando Marco Polo racconta al Kublai Kan le bellezze di un impero lui che non può conoscere: "Marco Polo – dice - è una metafora dell’artista".

Jovanotti racconta di leggere molto e di riflettere su ciò che legge, ma non quando compone: "Tutto ciò che vale in una canzone non ha nulla a che fare con il razionale". Ne è sicuro al punto che quando canta si fa beffe pure della grammatica: "Sono un ragazzo fortunato perché m’hanno regalato un sogno/ sono fortunato, perché non c’è niente che ho bisogno".
"Certo che è sbagliato – conclude Lorenzo – ma se avessi messo ‘di cui’ sarei sembrato Piero Angela...".