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Un ricordo di Francesco Novara

Sabato scorso, a Torino, dopo breve ma incurabile malattia è venuto a mancare uno dei padri fondatori della psicologia del lavoro italiana. L'Alma Mater gli aveva conferito la Laurea honoris causa nel 1998. Lo ricorda il prof. Sarchielli.
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Laureatosi in Medicina, dopo un corso di specializzazione in psicopedagogia all’Università di Torino, Francesco Novara comincia ad operare come psicologo nei centri di medicina del lavoro e presso L’Ente Nazionale Prevenzione Infortuni. Entra nel 1955 in Olivetti & C. S.p.A. operando nel Centro di Psicologia con la supervisione di Cesare Musatti (al quale Adriano Olivetti aveva affidato la costituzione del Centro). Diviene responsabile di tale Centro nel 1974 sino al 1993. E’ stato membro dello Steering Committee dell’ Esprit Project "Human Factors in Information Technology e Project Leader del Team Olivetti in questo Progetto.

Tale esperienza professionale si è poi sviluppata in altre attività di sostegno organizzativo all’interno di Unità ospedaliere, di progettazione e coordinamento di una estesa ricerca sullo stress nel lavoro manageriale, promossa da Cliniche universitarie di Psichiatria e di Medicina del lavoro; di partecipazione a ricerche promosse dalla "European Foundation for the Improvement of Living and Working Conditions"; di studio dell’ addestramento al simulatore di volo dei piloti di una grande Compagnia aerea, di partecipazione alle attività dell’ International Committeee on Organisational Mental Health. Ha collaborato spesso, sul piano didattico, con la Facoltà di Psicologia di Bologna (nel 1998 è stato insignito di una Laurea Honoris Causa in Psicologia della nostra Università) e con il nostro Ateneo nell’area delle Risorse umane.

Lo ricorda il prof. Guido Sarchielli: "Nel 1979 ho conosciuto Novara nel suo studio a Ivrea nel Centro di psicologia, per un’intervista sul lavoro dello psicologo in azienda. Mi colpirono subito la sua passione per il lavoro come particolare forma di attività umana e la sua raffinata sensibilità nel cercare di comprenderne i dinamismi personali e sociali che la determinano."

"Era uno psicologo sui generis - prosegue Sarchielli -  che spaziava dalla filosofia alla letteratura, dall’economia alla fisiologia con una competenza solida e aggiornata continuamente anche attraverso contatti internazionali sistematici. La sua multiforme esperienza in Olivetti appariva guidata dall’intenzione emancipatoria, di miglioramento del lavoro umano (a livello di operai, quadri e dirigenti) e l’attenzione alle persone e ai loro bisogni psicosociali di equità, dignità e identità connessi con l'inserimento nell'organizzazione aziendale caratterizzava la sua azione professionale. Essa permetteva di giustificare una serrata critica ai paradigmi comportamentisti ed alle semplificazioni ideologiche che in quegli anni dominavano".


"Nacque immediatamente un rapporto di amicizia e di mentorship che si è protratta per tre decenni e che si è sostanziata con importanti progetti comuni per i quali resto profondamente debitore - conclude Sarchielli. Il commiato migliore può essere quello di seguire il suo insegnamento: "ho sempre cercato di fare in modo che la parte di studio e ricerca fosse in continuo dialogo con la realtà concreta della vita delle persone e delle organizzazioni, per interpretarne i temi e sperimentare miglioramenti".