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Il racconto degli studenti Unibo che hanno partecipato, a Cesena, alla terza edizione del corso intensivo Erasmus CHALID

Ospitato alla Facoltà di Pscicologia nel mese di marzo, l'Intensive Program on Challenges to Identity in the Context of Globalization ha visto partecipare trenta studenti in arrivo da sei diverse nazioni europee. "La sfida che ognuno doveva affrontare con se stesso era, in fondo, il contatto ravvicinato, giorno dopo giorno, con realtà e stili di vita talvolta radicalmente diversi da quelli personali"
Il racconto degli studenti Unibo che hanno partecipato, a Cesena, alla terza edizione del corso intensivo Erasmus CHALID

La Facoltà di Psicologia dell'Alma Mater, sede di Cesena, ha ospitato dal 19 al 31 marzo scorsi la terza edizione di "CHALID, Intensive Program on Challenges to Identity in the Context of Globalization: Multidisciplinary and Multicultural Perspectives". Si tratta di un corso intensivo Erasmus coordinato dalla docente Unibo Elvira Cicognani, che coinvolge sei diverse università europee. Referente del progetto è l'Università Mykolo Romerio di Vilnus (Lituania), a cui si affiancano gli atenei di Bologna, Utrecht (Olanda), Porto (Portogallo), Lunds (Svezia) e Baskent (Turchia). Trenta studenti di sei diversi paesi insieme a Cesena per due settimane di lavoro comune, tra teoria e lavoro sul campo (il tutto ovviamente in inglese).

Per l'Università di Bologna hanno partecipato gli studenti Monica Giannone, Matteo Giovanardi, Giuditta Bignami, Ludovica Peccenini e Francesca Serri. "La sfida che ognuno doveva affrontare con se stesso - spiegano - era, in fondo, il contatto ravvicinato, giorno dopo giorno, con realtà e stili di vita talvolta radicalmente diversi da quelli personali, scoprire passo passo i difetti e i pregi dei nostri paesi, accettandone gli aspetti negativi accanto a quelli positivi".

La prima settimana di lavoro, dopo l'accoglienza e le presentazioni di rito, è dedicata alla teoria, con lezioni tenute dai docenti dei sei atenei coinvolti. "Hanno provveduto - scrivono gli studenti - a fornirci le basi teoriche sulla costruzione dell’identità, fenomeno letto alla luce di un approccio interdisciplinare e multiculturale, obiettivo principale del progetto". Il gruppo, nel frattempo, fa presto ad affiatarsi: "In questi momenti, all’insegna della trattazione canonica dei concetti psicologici, non sono mancate occasioni di discussione e conoscenza informali e scambi di opinioni tra studenti di diverse nazionalità che iniziavano a condividere sensazioni, curiosità e tradizioni dei loro paesi".

Dopo la teoria, la pratica. Al centro della seconda settimana c'è il lavoro sul campo. I partecipanti sono divisi in gruppi e ad ogni gruppo è assegnato un contesto sociale frequentato dagli adolescenti della zona di Cesena. "Attraverso analisi dettagliate dei dati e riferimenti ad approcci teorici, ogni gruppo ha individuato i punti critici relativi alla costruzione dell’identità in questi adolescenti e delineato la prima macrostruttura dell’intervento. Dopo averla sottoposta al giudizio di insegnanti e colleghi e dopo aver preso in considerazione gli eventuali suggerimenti, abbiamo iniziato la stesura del report finale, naturalmente in inglese, in base al quale saremmo stati valutati". Il risultato è una serie di interventi studiati caso per caso. "Ogni intervento doveva essere applicato esclusivamente al contesto in cui i dati erano stati raccolti e soprattutto mirato a imprimere un cambiamento ragionato nell’ambito della formazione dell’identità nei giovani che frequentano i centri, scenario dei nostri fieldworks".

Spiegano in conclusione gli studenti italiani coinvolti: "Forse, la fase più stimolante è stata proprio quella in cui ci veniva richiesto di immaginare una strategia di cambiamento, mettendo in pratica le nostre conoscenze e avendo la sensazione che il nostro lavoro e le nostre idee 'facessero la differenza'. Di fatto, la base per sviluppare nuove teorie è assumere nuovi punti di vista soprattutto tramite progetti di ricerca-intervento che coinvolgano potenzialmente anche i futuri professionisti, i quali, con lo stesso entusiasmo che aveva preso anche noi, potrebbero portare quel valore aggiunto in campo psicologico".

La realizzazione del corso è stata resa possibile grazie al contributo organizzativo ed economico della Facoltà di Psicologia, del Polo scientifico-didattico di Cesena, del Comune di Cesena e di Ser.In.Ar. Assieme ad Elvira Cicognani, per la Facoltà di Psicologia dell'Alma Mater hanno partecipato come docenti Cinzia Albanesi (che ha co-coordinato anche l’attività del fieldwork) e Luca Pietrantoni. A questi, come membri del comitato organizzativo, si sono aggiunti anche Bruna Zani, Davide Mazzoni e Irene Barbieri.