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Il New York Times racconta l'impegno Unibo nel sito archeologico di Karkemish

Il professore e direttore degli scavi Nicolò Marchetti riferisce al quotidiano statunitense le ultime scoperte effettuate nella regione turca, al confine con la Siria
La missione archeologica condotta dall'Università di Bologna nel sito di Karkemish, nella Turchia sud-orientale, finisce sul New York Times: un lungo articolo ripercorre gli inizi del progetto e fornisce gli ultimi aggiornamenti sullo stato degli scavi, a cui collaborano l'Alma Mater, l'Università di Gaziantep e l'Università di Istanbul. I lavori, di cui è direttore Nicolò Marchetti, docente di Archeologia all'Università di Bologna e tutore del Collegio Superiore, coprono oggi oltre novanta ettari, di cui una parte è compresa in territorio siriano, rimanendo quindi irraggiungibile agli archeologi a causa della guerra civile che infuria da mesi.

Nonostante queste difficoltà, gli scavi procedono regolarmente e il New York Times annuncia l'ultima importante scoperta: il ritrovamento di un palazzo costruito intorno al 900 a.C. dal governatore ittita Katuwa, utilizzato anche durante tutta la dominazione assira. "Dopo un mese di scavi, la struttura architettonica ha cominciato piano piano a emergere", racconta Marchetti. "La parte ovest è gravemente danneggiata, ma spostandoci verso est abbiamo trovato porzioni meglio conservate". Il ritrovamento avvalora il lavoro degli storici, che attribuiscono a Karkemish il ruolo di città-chiave durante i secoli, facendone sede di governo sotto il potere babilonese, ittita, assiro e infine anche romano.

Ma il progetto, continua il New York Times, non si fermerà con il compimento degli scavi: Marchetti prospetta, nel giro di qualche anno, la nascita di un parco archeologico e ambientale che coinvolga e rilanci l'economia di Gaziantep. Questa regione turca, infatti, è soprattutto agricola e sta subendo i duri colpi del succedersi dei conflitti, oltre al danneggiamento del mercato a causa del contrabbando lungo i confini siriani. Per la progettazione del parco sono già stati coinvolti gli archietti italiani Alessandra Giacardi e Massimo Ferrando.

Gli scavi a Karkemish hanno sempre avuto una storia travagliata: avviati nei primi decenni del 1900 per volontà del British Museum e sotto la guida di T.E. Lawrence, noto come Lawrence d'Arabia, furono interrotti allo scoppio della Prima Guerra Mondiale. Dopo una breve ripresa, si fermarono nuovamente per gli scontri tra i Turchi e le truppe francesi, e con l'indipendenza della Turchia diventarono sito militare, dove né civili né tantomeno studiosi potevano accedere. Finalmente, nell'autunno del 2011 le autorità hanno concesso a Marchetti e al suo team italo-turco di riprendere i lavori di ricerca. Per cercare di favorire e tutelare gli scavi, il Global Heritage Fund, un'organizzazione no-profit californiana, ha dichiarato la zona di Karkemish "sito culturale in pericolo", sia la parte in territorio turco sia quella in zona siriana. Il GHF ha inoltre partecipato al sovvenzionamento con una concessione di 30.000 dollari in contributi perla conservazione, ma la campagna di scavi è frutto di finanziamenti italiani, forniti dal Ministero degli Affari Esteri, il Ministero dell'Istruzione e dalla stessa Univesità di Bologna.