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Vivere più a lungo e più sani grazie alla ricerca sulla proteina P66

I chimici dell’università di Bologna sono sulla buona strada per permettere all’umanità di allungare le prospettive di vita del 30% e di vivere senza più paura delle malattie legate all’età.
Ricercatori in laboratorio Si chiama P66Shc. E’ la proteina che regola l’invecchiamento delle cellule e oggi apre una nuova porta alla speranza del genere umano di vivere più a lungo e senza malattie. A puntarle gli occhi sopra sono stati i chimici della nostra università in una ricerca iniziata nel 2003 in collaborazione con  lo IEO di Milano. Era stato proprio il gruppo di ricerca milanese a scoprirne l’esistenza nel 1999, identificandola come la principale responsabile dell’invecchiamento cellulare nei mammiferi. Ora, dopo un’intensa attività di collaborazione tra i due gruppi di ricerca, nuove e rilevanti scoperte sono state pubblicate sulla prestigiosa rivista Cell  (Volume 122, Issue 2, 29 July 2005, Pages 221-233) e si parlà già della possibilità di allungare la vita umana del 30%.

Ce ne ha parlato brevemente il prof. Francesco Paolucci, coordinatore del gruppo di Bologna: "L’attuale scoperta apre una via all’individuazione di inibitori della P66, nuovi farmaci molecolari che bloccandone l'attivazione permettono di curare meglio le malattie dell'invecchiamento come l'arteriosclerosi, il cancro e le patologie neurovegetative. Questo significa, prima ancora che allungare la vita, migliorarne la qualità, liberandoci dalle malattie legate alla vecchiaia".

Il funzionamento è semplice. La P66 ha il compito di ordinare la morte delle cellule, agendo dall’interno dei mitocondri durante la respirazione cellulare, un procedimento che prevede trasferimenti di elettroni. Durante questo processo la proteina ne "ruba" alcuni e li trasforma in radicali liberi che danneggiano irrimediabilmente la cellula conducendola alla apoptosi, ovvero a una morte programmata. Ma al contrario di quello che può sembrare, non si tratta di una proteina propriamente nociva: il suo compito è di regolare i cicli cellulari in modo da portare le cellule a uno stato degenerativo (e quindi di farci invecchiare) quando l’organismo non può più riprodursi. Cercando il modo di arrestare il suo lavoro e interrempendo i suoi compiti, i nostri ricercatori ci fanno quindi avvicinare al sogno di spingerci al di là dei limiti della natura, mantenendo le nostre cellule vive e sane e vivendo una terza età in perfetta salute.