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Lingua e cultura giapponese a Bologna

Tornano per il secondo anno le conferenze su "Lingua e cultura giapponese in Italia", dodici incontri per esplorare storia, vita e linguaggio della terra del sol levante. Un'intervista con il Prof. Valerio Alberizzi
Scrittura giapponese

Inizierà martedì 13 febbraio e continuerà fino a martedì 22 maggio il ciclo di conferenze "Lingua e cultura giapponese in Italia: prospettive di studio", una serie di incontri, ad ingresso libero, organizzati dalla Facoltà di Lingue e Letterature Straniere. Dal teatro kabuki agli haiku, dalla religione alla sociolinguistica, in dodici appuntamenti pomeridiani (dalle 15,30 alle 17,30), presso l'Aula Magna della Presidenza della Facoltà di Lingue e Letterature Straniere (Via S. Stefano, 43), i più noti esperti di cultura giapponese saranno impegnati a raccontare storia, vita e linguaggio della terra del sol levante.

Ne parliamo con il Prof. Valerio Alberizzi, docente di Cultura e letteratura giapponese presso la Facoltà di Lingue e Letterature Straniere.

Professor Alberizzi quando è nato il progetto di una serie di conferenze su lingua e cultura giapponese?
Il progetto è nato l'anno scorso con l'organizzazione di due conferenze, tenute dal Prof. Francesco Gatti dell'Università di Venezia e dalla Prof.ssa Ikuko Sagiyama dell'Università di Firenze, su Storia e Letteratura del Giappone. L'obiettivo è da un lato quello di ampliare le conoscenze degli studenti riguardo agli argomenti che vengono trattati nei corsi che riguardano il giapponese, dall'altro è quello di colmare aspetti della cultura e della letteratura del Giappone che solitamente non sono affrontati o sono trattati superficialmente.

E le conferenze, dunque, ritornano quest'anno con un nuovo programma.
Vista anche la buona accoglienza che hanno avuto gli incontri dell'anno scorso, quest'anno abbiamo organizzato un nuovo ciclo di dodici conferenze, che partirà il 13 febbraio e si concluderà il 22 maggio. L'idea è quella di presentare agli studenti di Bologna i grandi esperti della cultura giapponese presenti in Italia, che spesso sono anche gli autori dei libri su cui si ritrovano a studiare. Ogni relatore tratterà di un campo diverso delle discipline riguardanti il Giappone: il teatro kabuki, la lingua e la scrittura antica, l'haiku sono gli argomenti delle prime tre conferenze.

Dove si possono studiare la lingua e la cultura giapponese all'Università di Bologna?
Ci sono due corsi di laurea che forniscono questa possibilità. Uno è "Lingue e letterature straniere", all'interno del quale è possibile scegliere giapponese come seconda lingua, l'altro è invece "Lingue, mercati e culture dell'Asia": qui il giapponese può essere scelto come prima lingua. Oltre alla lingua i corsi di laurea permettono anche di approfondire aspetti diversi della cultura giapponese e, più in generale, delle culture orientali. Dal secondo sementre di quest'anno sarà avviato anche un nuovo insegnamento, tenuto dalla Professoressa Nicoletta Celli su "Filosofie e religioni dell'Asia orientale".

In che modo è organizzato l'insegnamento del giapponese?
Nonostante ci sia chi sostiene che la letteratura possa essere studiata anche senza seguire l'ordine cronologico delle opere, quella giapponese è una letteratura che va studiata in sequenza. Proprio per questo, i corsi di "Cultura e letteratura giapponese" sono stati suddivisi in quattro moduli, ognuno dei quali si occupa di un periodo della storia letteraria del Giappone. Lo studio del giapponese si fonda su tre ingredienti: lo studio della grammatica, un lettorato di lingua e l'insegnamento della scrittura giapponese.

Venendo all'attualità politica e sociale, qual è la situazione del Giappone oggi?
Il Giappone è in una fase di ripresa economica lenta ma tangibile. Questo lo si può capire anche dal fatto che si nota gente per strada con i sacchetti della spesa, oppure che è necessario prenotare i posti al ristorante, tutti fenomeni che fino a qualche tempo fa non erano affatto visibili. Da pochi mesi si è insediato il nuovo Governo, guidato dal Primo Ministro Shinzo Abe che ha però già visto un crollo nel sostegno popolare in seguito ad una serie di dichiarazioni imbarazzanti e inopportune di alcuni ministri. D'altra parte, è stata sicuramente una novità di questo Governo l'istituzione di un Ministero della Difesa al posto del canonico Ufficio della Difesa: c'è un tentativo di risolvere la questione dell'articolo 9 della Costituzione, che prevede per il Giappone la presenza di una forza di autodifesa, ma non di un vero e proprio esercito.

In che modo la cultura giapponese ha influenzato e influenza quella occidentale ed italiana in particolare?
Un'apertura, a volte anche eccessiva, alla cultura giapponese è avvenuta qualche anno fa con il crescente interesse per i fumetti manga. Precentemente, erano state le arti marziali, trascinate dai vari film di Bruce Lee (erroneamente visto come giapponese), ad aprire le porte al Giappone in occidente. In tempi più recenti, invece, è il cinema ad attirare maggiormente l'attenzione. Ma il Giappone in Italia è filtrato anche da elementi che si possono ritrovare nelle architetture d'interni, così come nel design o nella diffusione di oggetti di uso comune di origine giapponese. C'è poi anche la cucina giapponese, il sushi in primis, che si sta diffondendo velocemente. Stretti rapporti tra Italia e Giappone, del resto, erano già stati sanciti con la Triplice Alleanza e in tempi ancora precedenti con i viaggi dei religiosi italiani. Del resto, anche in Giappone c'è un interesse per l'Italia: oltre all'opera e all'interesse per l'arte, c'è stata una grande diffusione della cucina italiana.

Viste anche le storiche rivalità, come è percepita in Giappone la grande espansione della Cina avvenuta negli ultimi anni?
Quella dell'espansione cinese è una mezza verità. Gran parte degli oggetti anche tecnologici utilizzati in Giappone e creati da case giapponesi sono assemblati in Cina, questo perché i costi sono minori. Ma la qualità spesso ne risente, tanto che gli stessi giapponesi vanno in Cina per insegnare le tecniche di produzione. I rapporti del Giappone con la Cina, così come con la Corea, restano comunque sempre difficili, soprattutto per motivi storici.