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Identità e globalizzazione: l'Alma Mater e il progetto Chalid

"Challenges to Identity in the Context of Globalization" è il titolo del progetto che ha coinvolto cinque facoltà universitarie di cinque diverse università europee. Gli studenti bolognesi raccontano la propria esperienza: quindici giorni di lavoro a Vilnius, in Lituania
Progetto Chalid

Per la Lituania c'era la Mykolo Romerio University, responsabile e sede del progetto, per l’Italia l’Università di Bologna, per il Portogallo l’Università di Porto, per l’Olanda l’Università di Utrecht e per la Turchia l’Università di Baskent. Sono gli atenei che hanno preso parte al progetto "Chalid - Challenges to Identity in the Context of Globalization", finanziato nell’ambito del Lifelong Learning Programme e rivolto a studenti dei corsi di laurea triennali delle facolta' di Psicologia e di Scienze della Formazione.

"I motivi che ci hanno spinto a partecipare al programma sono molteplici e per tutti diversi", spiegano i protagonisti Nicola Rubbi, Chiara Ianovitz, Silvia Miele, Roxana Mortan, tutti della Facoltà di Psicologia, e Lucia Drozdova della Facoltà di Scienze della Formazione dell'Alma Mater. "Messi nel contesto hanno portato alla soddisfazione delle aspettative, superandole".

"Spinti dall’entusiasmo della scoperta e della conoscenza - proseguono - siamo partiti per un viaggio dove il confronto e la messa in discussione delle proprie e altrui opinioni hanno portato a una maggiore consapevolezza delle nostre capacità e ad un miglioramento della comunicazione in lingua inglese".

Un programma intensivo che ha coinvolto cinque facoltà di cinque diverse nazioni per due settimane a Vilnius, in Lituania, dove professori con diverse abilità e metodi d’insegnamento hanno dato il loro contributo per accrescere le conoscenze in svariati argomenti connessi all’identità e alla globalizzazione. Le lezioni sono state incentrate sui vari temi, dal concetto di sviluppo dell’identità, al concetto dell’identità civile e politica contestualizzata nel fenomeno della globalizzazione, con modalità diverse: lezioni frontali, lavoro di gruppo, discussioni in aula e lavoro sul campo.

La teoria è diventata poi pratica attraverso il lavoro sul campo che ha messo gli studenti di fronte alle diverse realtà dei giovani di Vilnius. Il lavoro sul campo è stato realizzato da quattro gruppi, ognuno dei quali si occupava dello stesso argomento attraverso metodi diversi: osservazione partecipante, focus group, intervista e questionario.

"L’esperienza complessiva è stata molto soddisfacente - dicono ancora i ragazzi - e ha fatto nascere diversi punti di riflessione. Ad esempio abbiamo notato la tendenza nella didattica italiana ad utilizzare un ampio ammontare teorico di concetti a discapito della pratica, che in questo caso è stata invece molto utile e formativa poiché come detto ha portato ad un utilizzo concreto delle risorse. Il contesto della ricerca ha messo in evidenza come le differenze culturali, anche nell’apprendimento e nell’utilizzo degli strumenti, siano significative: non tutti ad esempio erano in grado di usare il programma di statistica Spss". Da qui sono nate anche considerazioni sui prerequisiti utili ai fini del programma: una buona conoscenza dell’inglese e una base sull’argomento di interesse e sulla metodologia della ricerca, senza le quali non sarebbe possibile una completa comprensione da parte dei partecipanti.