Logo d'ateneo Unibo Magazine
Home Archivio Theseus: sei milioni e mezzo di euro per studiare le coste europee

Theseus: sei milioni e mezzo di euro per studiare le coste europee

La ricercatrice Barbara Zanuttigh è la coordinatrice del progetto, sulle coste dell'Europa, più ricco tra quelli finora finanziati.
"Skype? E' il mio amico, non so come farei senza", confessa sorridendo Barbara Zanuttigh, 35 anni, ricercatore in Idraulica presso la Facoltà di Ingegneria dal 2006 e coordinatrice del progetto THESEUS. L'acronimo, dal nome dell'eroe mitologico in lotta contro il Minotauro, si scioglie in "Innovative technologies for safer European coasts in a changing climate". E' un progetto finanziato con un grant di 6’530’000 € tra i Large Collaborative Integrated Project dell'Unione Europea. Il costo complessivo del progetto è di 8'519'726.

Incomincia a raccontare di cosa si tratta e non stentiamo a crederle a proposito della centralità nella sua attività di tecnologie di comunicazione in grado di accorciare le distanze come skype, appunto. Theseus è infatti un consorzio di 31 soggetti, tra università ed enti di ricerca, che fanno parte di 12 paesi dell'Unione e altri che hanno sede in Cina, Messico, Stati Uniti, Ucraina, Russia e Taiwan, di cui l'Alma Mater è capofila. Ingegneri civili specializzati nello studio delle coste, studiosi di ecologia, economisti e studiosi di scienze sociali, meteorologi, informatici compongono il team di lavoro sparso in tutto il mondo.

Dal 1 dicembre del 2009 fino al 30 novembre 2013 sono al lavoro insieme, per studiare tecnologie innovative per la difesa della costa europea, in considerazione dei cambiamenti climatici. "L'idea di base - spiega Zanuttigh - è che le aree costiere siano vitali da un punto di vista economico e sociale ( importanti città sono in prossimità del mare: da Londra a San Pietroburgo passando per Venezia e Salonicco). Il cambiamento climatico comporta rischi che possono mettere a dura prova la vita di queste città, basti pensare all'innalzamento del livello del mare, all'erosione della costa e al pericolo di inondazioni".

Popolazione e attività economico-produttive vanno dunque protette e tutelate. "Quello che il progetto si propone di fare è un'azione a 360° che spazia dall’esame di tecnologie diverse – quali opere marittime di maggiore o minore impatto ambientale (convertitori di energia da onda, strutture sommerse, rinascimenti), gestione e rinforzo di habitat naturali (quali dune e zone umide o reef naturali), pianificazione di misure per promuovere la resilienza socio-economica (piani assicurativi, pianificazione di uso del suolo) – alla messa a punto di un approccio integrato per la scelta di un piano strategico di difesa della costa fino al supporto all’implementazione delle direttive europee (Flood Directive, Water Framework Directive) e persino a ricadute a livello industriale e tecnologico delle tecnologie utilizzate". Il progetto prevede 8 siti di studio, dove lavorare in stretta cooperazione con le autorità locali per stimare condizioni a rischio. E la sfida è farlo non solo oggi, ma da qui a cento anni. Tra gli 8 siti, anche la Regione Emilia-Romagna.

Barbara Zanuttigh ha compiuto gli studi classici prima di conseguire la laurea con lode in Ingegneria Meccanica nel 1998 e il titolo di dottore di ricerca in Ingegneria Idraulica presso il Politecnico di Milano nel 2002. E' stata anche insignita del premio "Evangelista Torricelli", attribuito dal Gruppo Italiano di Idraulica come migliore giovane ricercatore per "gli importanti contributi alla meccanica dei fluidi applicata all’idraulica". E’ inoltre responsabile scientifico per l’Università di Bologna del progetto "Structural Design of wave energy devices", 2010-2014, finanziato da Danish Agency for Science Technology and Innovation (130’000 €), coordinato dall’ Università di Aalborg, oltre che autore di oltre un centinaio di pubblicazioni su riviste internazionali, convegni internazionali e nazionali, contributi a volumi specialistici.

Un commento sulla sua brillante carriera? "Un grazie all'Alma Mater che ha sempre creduto nei giovani, visone sostenuta sempre dal prof. Ubertini, direttore del Dicam, dipartimento dove opero. E un grazie particolare al rettore Calzolari sia per la fiducia accordata, sia per aver dato vita ad un sistema della ricerca di ateneo che ha facilitato la vita dei ricercatori".