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Il Drago di Nettuno in mostra al Museo Capellini

Il più antico coccodrillo fossile del mondo esposto della Sala del Diplodoco del Museo Geologico dell'Alma Mater. I resti scoperti negli anni '50 all'interno di un blocco di calcare che sosteneva un cavalcavia. Ma solo un anno fa è venuta alla luce la grande rilevanza scientifica del reperto
Il Drago di Nettuno

E' una storia singolare, guidata dal caso e da un paio di notevoli colpi di scena, quella del Drago di Nettuno, il coccodrillo fossile che sarà protagonista da sabato 16 aprile della nuova mostra al Museo Capellini (inaugurazione alle 16). "Tutto comincia - racconta il curatore Federico Fanti - con un blocco di calcare utilizzato come supporto per un cavalcavia. Non più utile a quello scopo, nel 1955, il blocco finisce nelle mani di un marmista, deciso a farne lastre destinate alla pavimentazione. Ben presto, però, l'artigiano si accorge che il materiale è inadatto alla vendita: le lastre nate dai primi tagli sono ricoperte di inestetiche traccie biancastre. Nessuno le comprerebbe". Ma al disappunto iniziale si sostituiscono presto curiosità e stupore. Quei segni sulla pietra tracciano infatti forme precise che ricordano le ossa di un teschio animale. E' il fossile di un coccodrillo, e dallo studio del marmista le lastre finiscono in parte a Ferrara e in parte proprio al Museo Geologico Capellini di Bologna.

Lì restano per decenni, insieme alle centinaia di altri reperti esposti. Fino a quando, la scorsa estate Federico Fanti decide di condurre uno studio di grande dettaglio sia sulla roccia che sui frammenti ossei che sono custoditi al suo interno. E i risultati sono di grandissimo impatto: il fossile conservato nei locali del museo è parte del cranio di un coccodrillo marino vissuto nel Giurassico, circa 160 milioni di anni fa. Non solo: è il più antico rappresentante di una famiglia di rettili adatti alla vita in mare aperto. Un animale nuovo per la scienza, ribattezzato "Neptunidraco", il Drago di Nettuno. Lo studio è stato pubblicato sulla rivista scientifica internazionale Gondwana Research.

Da sabato 16 aprile le quattro lastre che conservano il fossile saranno esposte nella grande Sala del Diplodoco al Museo Cappellini, accanto a illustrazioni e ricostruzioni tridimensionali dell'animale, che doveva essere lungo circa quattro metri e mezzo. A corredo dell'esposizione ci saranno altri reperti fossili legati all'evoluzione dei coccodrilli in arrivo da diverse regioni d'Italia e dal Nord Africa. E anche un ospite particolare: una mummia di coccodrillo della collezione di Ferdinando Cospi, in arrivo dal Museo Civico Medievale.

"Siamo un museo vivo", commenta il direttore del Capellini Gian Battista Vai. "Con il Dipartimento di Scienze della terra abbiamo fatto e facciamo ricerche scientifiche che arrivano in Turchia, Turkmenistan, Messico, Mongolia, Canada, Alaska. Siamo proiettati nel futuro e ben radicati nel passato, e abbiamo dimostrato di saper allestire ogni due anni una mostra originale a partire dal nostro patrimonio".

La mostra, organizzata in collaborazione con il Museo di Paleontologia e preistoria "Pietro Leonardi" dell'Università di Ferrara, inaugura sabato 16 aprile alle 16 e resterà aperta al pubblico fino al prossimo 19 giugno. Gli orari: dal lunedì al venerdì dalle 9 alle 13, il sabato e la domenica dalle 10 alle 18.