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Piano strategico triennale 2007-2009

Presentato oggi a Cda, Senato e Direttori di dipartimento il piano strategico triennale dell'ateneo. Passerà poi agli organi di governo per l'approvazione.
studente

Un’analisi dettagliata, frutto di un processo che ha coinvolto le massime cariche dell’ateneo, i suoi dirigenti e i funzionari, per quasi sei mesi: il piano triennale 2007/09 è stato presentato oggi, 5 giugno, a Senato accademico, Consiglio d’amministrazione e Collegio dei direttori di dipartimento, e passerà all’esame degli Organi di governo dell’Alma Mater nel corso del mese di giugno per l’approvazione e adozione.

Si tratta di una sorta di documento base, di un insieme di punti fermi, da non rimettere più in discussione ogni volta che si intende apportare una modifica o un miglioramento "operativo". Coordinato dal prof. Marco Depolo, Prorettore per l’innovazione gestionale, il Piano strategico parte dal "cuore" della missione dell’Alma Materricerca, didattica, servizi agli studenti – e dall’individuazione delle due caratteristiche che la rendono unica nel panorama nazionale: l’essere multicampus ed essere fortemente internazionalizzata. Quella di Bologna è infatti  l’unica università italiana articolata in cinque poli territoriali (Bologna, Forlì, Cesena, Rimini, Ravenna) che non funzionano come "periferie" ma che si integrano tra loro in un tutto unico. Per quanto riguarda l’internazionalizzazione, anche recenti riconoscimenti europei hanno segnalato il primato dell’Alma Mater nel campo dei programmi europei.

Un patrimonio che va valorizzato, alla ricerca dei miglioramenti organizzativi che si possono apportare grazie all’approccio "condiviso" nelle grandi linee di sviluppo futuro. Il tutto mantenendo la massima autonomia sul terreno delle scelte quotidiane sia politiche che gestionali.

Di qui, alcuni punti centrali tra i più importanti: il primo, l’importanza della ricerca, l’investimento sulle aggregazioni che facciano massa critica e consentano di esprimere al meglio il potenziale delle persone, dalle più esperte fino alle giovani leve.

Secondo punto fermo, la diffusione di logiche di valutazione della qualità dei processi, in tutti gli ambiti dell’organizzazione complessa. Non si tratta di "dare pagelle" alle persone, ma di valutare l’efficienza e l’efficacia delle scelte operative e dei comportamenti, per dare feedback continui su come migliorare.

La "qualità al centro" è un concetto ben comprensibile in particolare nell’ambito della didattica, dove l’uso di diversi strumenti, dal coinvolgimento degli studenti tramite questionari su diversi aspetti della loro formazione, alle forme di valutazione dell’apprendimento, all’analisi dell’articolazione dell’offerta formativa, servono e sempre più serviranno a migliorare i risultati del "servizio" fornito dall’Ateneo.

L’impostazione del piano triennale porterà risultati concreti. Un altro esempio: attività formative da pochi crediti, a volte uno solo, non rientrano nell’offerta formativa di Bologna. Un’offerta didattica troppo spezzettata, infatti, comporta costi per tutti, senza dare vantaggio agli studenti. Si tratta di un solo esempio, ma altri se ne possono fare sul piano della internazionalizzazione, con l’adesione convinta a network europei di alta qualità, o su quello della formazione continua e permanente, per un pubblico diverso da quello dello studente tradizionale, rispetto a cui si possono ipotizzare strumenti didattici aggiuntivi come l’insegnamento a distanza. "Il valore del Piano Triennale  - commenta il prof. Marco Depolo – è di ragionare sugli indicatori della qualità: si può discutere di come migliorarli, ma non è più tempo di discutere se introdurli in tutte le attività dell’ateneo".