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Giocare in borsa, quale ricetta

Se "Dio non gioca a dadi col mondo" non sembra farlo nemmeno con i mercati finanziari. Una recente ricerca del Dipartimento di Scienze Aziendali mostra come i rendimenti azionari non variano in modo del tutto casuale.
soldi Analogamente a molti fenomeni in natura tali rendimenti presentano un effetto "inerziale" che li porterebbe a replicare in media le performance realizzate in precedenza. Stefano Mengoli del Dipartimento di Scienze Aziendali ha infatti verificato, analizzando tutti i titoli ordinari quotati alla Borsa Valori di Milano dal 1950 ad oggi, la profittabilità sistematica delle cosiddette strategie momentum.

Professor Mengoli innanzi tutto cosa sono le strategie momentum e come si comporta un investitore che le adotta?
Tali  strategie consistono nell’acquistare i titoli che in un arco temporale precedente hanno ottenuto le migliori performance (portafogli passati vincenti) finanziando l’operazione attraverso la vendita di titoli che invece nello stesso periodo hanno ottenuto le performance peggiori (portafogli passati perdenti). Lo studio ha quindi simulato il comportamento di un ipotetico investitore che avesse adottato questa strategia, denominata appunto momentum, mensilmente nell’ultimo cinquantennio. Mantenendo l’investimento sul portafoglio così formato per un periodo che va dai 3 ai 12 mesi l’ipotetico investitore avrebbe ottenuto profitti in modo del tutto sistematico. Al di là del risultato in sé, ovviamente non trascurabile, l’aspetto più interessante è la proprietà rilevata, ossia l’esistenza, anche per il mercato italiano, di un effetto di persistenza dei rendimenti azionari: i titoli che hanno fatto bene nel recente passato tendono a fare bene nel futuro mentre i titoli che hanno fatto male nel passato continuano a fare male nel futuro.

Allora possiamo infilare il cappotto e correre al borsino della nostra banca a fare ordini?
Fermatevi immediatamente! C’e’ un’altra importante novità che non dovreste assolutamente ignorare. Lo studio mostra infatti che tenendo investito troppo a lungo su questo portafoglio, i rendimenti dopo un certo periodo tendono ad invertire di segno diventando negativi. Questo effetto di "ritorno alla media" suggerisce come su orizzonti di investimento superiori all’anno i titoli che hanno fatto molto bene tendono a fare male mentre i titoli che hanno fatto molto male tendono viceversa a fare bene rovesciando il risultato precedente. Sembrerebbe quindi confermata l’idea che in borsa nel caso si intenda investire per periodi di tempo medio-lunghi conviene comprare titoli depressi. Questa strategia, opposta alla momentum e denominata appunto contrarian, ottiene risultati ottimali sul nostro mercato se si tiene investito su un orizzonte temporale intorno ai tre anni.

Ma qual è la spiegazione plausibile in grado di interpretare tali evidenze?
Uno studioso di statistica potrebbe spiegare tali risultati in termini di mero effetto del caso: alla base potrebbe esserci infatti un errore metodologico noto agli addetti ai lavori con il termine di Data Mining. Però se così fosse gli stessi comportamenti non potrebbero replicarsi "al-di-fuori-del-campione" temporalmente come invece dimostrato nello studio e soprattutto non verrebbero rilevati anche su altre piazze finanziarie tra cui quella, ritenuta di gran lunga la più importante, statunitense. Nello studio vengono esaminate approfonditamente con metodologie complesse anche altre possibili interpretazioni, ma quella più plausibile è offerta dalla moderna teoria della finanza comportamentale che si basa sull’assunto di non perfetta razionalità degli investitori.

Allora il fenomeno è imputabile ad errori di valutazione dettati dall’istintività, dalla psicologia degli individui, ecc.?
Sì. Sono tali errori di valutazione che potrebbero generare sia l’effetto di persistenza osservato nel breve periodo sia l’effetto di ritorno alla media nel lungo periodo. Ad esempio il fatto che si tenda generalmente a dare poco peso alle nuove informazioni rispetto a quelle passate ormai consolidate nella nostra mente potrebbe essere la causa di una reazione dapprima contenuta alle nuove informazioni che verrebbero poi invece lentamente ad incorporarsi nei prezzi generandosi così l’effetto persistenza.

Ma ci sono altri tipi di errori?
Ancora l’errore umano che consiste nel cercare continuamente andamenti sistematici anche in fenomeni del tutto casuali oppure di perseverare nelle proprie convinzioni anche quando ci si rende conto di come queste siano in realtà erronee potrebbero rappresentare altrettante spiegazioni plausibili in grado di interpretare la profittabilità sistematica delle momentum nel breve e delle contrarian nel lungo. Esistono infine diverse evidenze che mostrano come sia i piccoli investitori sia gli investitori istituzionali tendono spesso a presentare comportamenti imitativi volti a replicare strategie intraprese da altri. Anche questo potrebbe essere causa dei fenomeni precedentemente discussi.

Qual è dunque la sua ricetta  per investire in borsa?
La ricetta è sicuramente di fare attenzione cercando per quanto possibile di annullare tali atteggiamenti erronei. Non fidarsi assolutamente dei consigli di investimento delle persone che dicono di essere diventati ricchi grazie ai loro investimenti azionari. Anzi, a costo di smentire immediatamente quanto appena sostenuto tenete piuttosto presente un famoso detto di borsa: "Se la fortuna è cieca, la sfortuna ci vede benissimo". Come potete intuire essere razionali non è poi così facile!