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Dipartimento di Scienze e Tecnologie Agroambientali

Duecento metri quadrati al decimo piano di un edificio Acer degli anni '60 diventano uno spazio verde grazie alla coltura idroponica, ovvero fuori dal suolo: fibra di cocco e pietra pomice sostituiscono la terra. Dal Sud del mondo un suggerimento per rendere più sostenibili le nostre città
Arriva in città il primo orto verticale

Un progetto nato dalla collaborazione tra il Dipartimento di Scienze e Tecnologie Agroambientali (Dista) dell'Alma Mater e il Comune di Bologna, in collaborazione con Horticity e Biodivercity, dà vita alla prima esperienza di orto verticale in città. Il sito scelto per questa istallazione pilota è un tetto di circa duecento metri quadri, al decimo piano di un edificio Acer degli anni ’60 in via Gandusio 10.


"Un ottimo modo per unire sostenibilita' e buon vicinato", come spiega Andrea Segre', preside della Facolta' di Agraria. Gia', perche' l'orto si e' rivelato, secondo l'assessore alla Casa Riccardo Malagoli, "un'esperienza utile per risolvere le conflittualita'  spesso presenti nei condomini di edilizia residenziale pubblica". Il progetto nasce dalle esperienze nella cooperazione internazionale di Giorgio Giaquinto e Francesco Orsini della Facolta' di Agraria.


La tecnica di coltivazione si basa sui principi della coltura idroponica cioè coltivazioni fuori suolo, dove fibra di cocco e pietra pomice sostituiscono la terra. Il tutto retto da un impianto di irrigazione che da una vasca di raccolta porta l’acqua e i nutrienti alle piante ad intervalli regolari, e poi raccoglie le eccedenze per rimetterle successivamente in circolo.

E’ questo un possibile modello di agricoltura a chilometro zero che trasferisce nelle nostre città i risultati di attività di ricerca sviluppati negli ultimi dieci anni dal Dista e da Horticity nell’ambito di progetti di cooperazione internazionale nel sud del mondo. Perché alla periferia di alcune città di Peru, Brasile e Birmania, ad esempio, è oggi possibile incontrare comunità che hanno fatto dell’agricoltura in bottiglia un’attività produttiva e remunerativa, e un nuovo modello possibile di sostenibilità.

Così, mentre l’orto urbano comincia a farsi strada anche da noi, questi sistemi diventano un'opportunità per le nostre case, tetti e terrazzi, dove oltre al piacere di coltivarsi il cibo, possono fungere da serbatoio di biodiversità, isolamento termico ed acustico e più in generale dare una miglior percezione dello spazio urbano. Un modello che in molte città del nord Europa è già ampiamente diffuso, ma che in Italia sta cominciando solo ora a farsi strada.