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Il discorso del Magnifico Rettore alla cerimonia per i Dottori di Ricerca 2014

Il testo del discorso pronunciato dal Rettore Ivano Dionigi nel corso della cerimonia di consegna dei diplomi in Aula Magna, alla presenza del Ministro dell'Istruzione, dell'Università e della Ricerca Stefania Giannini

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Signor Ministro, carissima Professoressa Stefania Giannini,
Autorità,
signor Vice Sindaco,
Colleghe e Colleghi,
Coordinatori e Tutor,
Signore e Signori,
e, soprattutto, care dottorande, cari dottorandi:

come interpretare in modo adeguato questo momento, questo punto di arrivo, questa scadenza, e soprattutto come farne un momento di franchezza e di verità.

Potrei e dovrei dire, con gratitudine verso tutta la comunità docente, studentesca e tecnico amministrativa, che nonostante gli stipendi bloccati da tre anni, nonostante lo sfinimento della riforma e ristrutturazione di questo ultimo quadriennioche ha portato i Dipartimenti da 72 a 33, le 23 Facoltà a 11 Scuole, la riduzione dei Corsi da 234 a 207 (con radicale inversione del rapporto Magistrali/Ttriennali: 115/92), la riduzione dei Docenti (circa il 15% totale, oltre il 30% Ordinari) e il concomitante incremento delle matricole (anche quest’anno circa + 4%): nonostante tutte queste variabili e difficoltà, integra è rimasta l’identità dell’Alma Mater come Studio generale, integra la sua vocazione di Ateneo aperto alla società e al mondo.

Potrei e dovrei dire, con soddisfazione, che presso il nostro Ateneo sono già in via di definizione oltre trecentocinquanta posizioni concorsuali tra art.18, art. 24 e chiamate dirette dall’estero; che per quattro anni consecutivi i Ranking internazionali, quelli che integrano tutti gli indicatori, ci hanno confermati al primo posto tra gli Atenei Italiani (e unici tra i primi duecento), che le stesse tabelle del Miur due settimane fa hanno sancito che l’Alma Mater è prima per l’internazionalizzazione (studenti stranieri iscritti, soggiorno all’estero dei nostri: almeno il 20% con almeno sei mesi); che dopo il CNR (dove non si fa didattica a 85.000 studenti!) siamo l’Istituzione pubblica italiana che ha mietuti più successi di tutti nel settimo programma quadro, distinguendoci tra le migliori Università europee.

Potrei e dovrei dire, in verità non senza amarezza, che anche l’anno scorso abbiamo avuto un reiterato taglio (di 18,5 milioni di euro) e, non senza una punta di rabbia, che col secondo decreto del Finanziamento del Fondo Ordinario ci è stata sottratta una quota premiale pari a quasi 5 milioni, dovuta per legge e certificata, e stornata invece in quota assistenziale per ripianare altri Atenei: col risultato perverso - e per noi non accettabile – che gli Atenei viziosi hanno subito un taglio del –5%, noi cosiddetti virtuosi del –4,75%.

Difficile anche resistere alla tentazione e all’orgoglio di ricordare che l’Alma Mater è e sarà un’Università pubblica, laica, aperta, la quale, accogliendo 85.000 studenti e laureandone 15.000 all’anno, svolge un ruolo sociale insostituibile per il Paese; e di ricordare altresì che, nonostante il bilancio didattico, scientifico ed economico positivo, è soggetta agli stessi vincoli e misurata con lo stesso peso e metro di chi – modello convitto o Collegio - ha poche decine di docenti e centinaia di studenti e molti segni negativi in didattica, ricerca, contabilità.

Difficile per tutti oggi operare. Lo sa bene Lei, Signor Ministro, alle prese con l’annunciata e sacrosanta revisione e semplificazione dei meccanismi concorsuali, e con l’ancor più sacrosanta causa per cui si è battuta: mi riferisco ai contratti degli Specializzandi di area sanitaria riuscendo a riportarli alla consistenza numerica storica di 5.000. Di questi impegni Le siamo grati e Le diamo pubblicamente atto.

Ma in questo momento non vorrei fare il catalogo delle rivendicazioni né tanto meno far risuonare il tintinnio delle medaglie: ma vorrei rivolgermi a questa stupenda gioventù in tocco e toga; a voi, dottorande e dottorandi, perché voi rappresentate al diapason la contraddizione di questo Paese: benedettamente ricco di cultura ed eredità storica, di capacità e volontà soggettive, di capitale umano e sociale, e, viceversa, maledettamente povero di sfide, di futuro, di politica.

Voi siete uno degli ossimori più drammatici di questo Paese: la contraddizione più dolorosa e più vistosa.

Siete stati anni fa selezionati tra i più bravi (da questo punto di vista siete un bagliore di luce, in un momento in cui tanti vostri coetanei – in una percentuale doppia rispetto agli altri Paesi – colpiti mortalmente nella fiducia, non si interessano né allo studio né al lavoro); l’Alma Mater vi ha presi in carico e vi ha formati; voi vi siete impegnati al massimo, con sacrifici personali, qui e presso Istituzioni estere; i vostri genitori vi hanno supportati (ogni tanto ricordatevi di dire loro un bel “grazie”); il contribuente italiano ha provveduto per la sua parte; oggi vi proclamiamo Dottori di Ricerca, il terzo e più alto grado della formazione. Francamente non si può dire che la sorte sia stata fino ad ora avversa con voi.

Ma ora? Quid nunc?

Una parte di voi è già all’estero; una minima parte intravede la carriera accademica (7% sui 10.000 annui), un’altra troverà l’impiego nelle professioni o nelle industrie di vario segno; un’altra parte s’ingegnerà in start up di impresa da solo o in gruppo. E la maggior parte? La maggior parte – al pari di quella dei laureati - è con i piedi in Italia e la testa in altri Paesi.

Io sono ancora letteralmente assediato – e questo mi turba e deprime – dai vostri fratelli maggiori che mi chiedono quotidianamente collocazione, aiuto, lavoro.

Sì: organizziamo il Career Day, promuoviamo accordi con le Associazioni Industriali e di categoria, con singole Aziende, promuoviamo il dottorato industriale. Sì: possiamo fare ancora di più e meglio; siamo impegnati a rivedere tutta la politica dei dottorati, curvandoli verso la domanda più che verso l’offerta. Ma – dopo aver detto che è folle e suicida quel Paese che si priva dei suoi giovani più validi - si deve dire che il nodo, il problema, la crux è strutturale, perché rinvia a due domande imprescindibili e incombenti come macigni: cosa si pensa di questo tasso di disoccupazione di laureati, aggravato dal fatto che come sistema Italia abbiamo non troppi ma troppo pochi laureati? Si può deprivare una persona – per di più giovane – del primario diritto allo studio? Si può far sì che tale diritto, tradotto in dovere e impegno quotidiano, non divenga poi – naturalmente – diritto al lavoro, con i suoi doveri e i suoi impegni?

Cosa si pensa della ricerca nel nostro Paese? Riteniamo davvero come singoli e come società che si dia futuro senza Ricerca? Cioè senza fondi dedicati? Vogliamo continuare a credere e a far credere nel 2014 che un calciatore valga più di un Ricercatore?

Qui la risposta chiama in causa tutti, a cominciare dalla politica. Una politica che guidi l’economia, ma che soprattutto si faccia guidare dalla cultura.

A voi giovani dico: questo è il vostro Paese, spetta a voi renderlo migliore: con il vostro esempio, la vostra bravura, il vostro coraggio (e ce ne vuole tanto). Non c’è bisogno di essere credenti, ritengo, per accettare l’invito a sperare contro ogni speranza!

Come Rettore di questo Ateneo, ma in primis come Professore, io so che questa Università pubblica, laica, aperta vi ha dato molto: vi ha dato il meglio della formazione che poteva darvi. Ma so anche, come cittadino, che questo Paese vi chiede molto, forse troppo, e che quindi molto in cambio vi deve dare la politica di questo Paese. Vi deve dare di più.

 

Ivano Dionigi

Magnifico Rettore dell’Alma Mater Studiorum – Università di Bologna