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Il restauratore del Musei Vaticani racconta gli affreschi di Raffaello

Ospite del prossimo appuntamento con i Mercoledì di Santa Cristina è Paolo Violini, maestro restauratore dei Musei Vaticani, che racconterà lo sviluppo della tecnica pittorica e la maturazione dello stile del grande artista rinascimentale


Gli affreschi di Raffaello nelle Stanze Vaticane visti attraverso gli occhi del loro restauratore. È il tema al centro del prossimo appuntamento con i Mercoledì di Santa Cristina - mercoledì 10 febbraio, ore 17, nell'Aula Magna del Complesso di Santa Cristina - che ospiterà per l'occasione Paolo Violini, maestro restauratore del Musei Vaticani.

Attraverso un punto di vista ravvicinato come quello del restauratore, Violini racconterà lo sviluppo della tecnica pittorica e la maturazione dello stile di Raffaello, entrando nei meccanismi pittorici che governano e costruiscono opere e progetti complessi come quelli degli affreschi delle Stanze Vaticane.

Da un esordio che ancora risente della sua formazione umbro-toscana, nella Stanza della Segnatura Raffaello acquisisce e metabolizza la lezione dirompente di Michelangelo che lavorava a poca distanza in Cappella Sistina, riuscendo a coniugare la forza di un disegno plastico e vigoroso con l’armonia e la musicalità che sempre rimarranno sue cifre personali, fino a realizzare opere mature e complete come la Madonna di Foligno.

Si lascia poi coinvolgere dalle suggestioni della pittura veneta, di Sebastiano del Piombo, di Tiziano e del Lotto: tutti elementi che emergono nella Stanza di Eliodoro, dove spicca il trionfo di un nuovo colore, con soluzioni tecniche virtuosistiche che mettono in luce il talento innato del pittore di mestiere. Qui gli effetti luministici tipici delle migliori invenzioni venete sono funzionali a rappresentazioni spaziali e paesaggistiche in cui Raffaello riesce a ricreare perfettamente l’atmosfera che intende descrivere. Per questo usa soluzioni tecniche innovative e originali, che forse hanno trovato le loro motivazioni anche nella conoscenza dei tanti studi che Leonardo, anche lui a Roma in quegli anni, aveva compiuto sulla rappresentazione dello spazio e del paesaggio.