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Senza la ricerca? UniboMagazine intervista Beatrice Spallaccia

Dottoranda al Dipartimento di Interpretazione e Traduzione, si occupa del discorso d’odio sessista (sexist hate speech) nel web 2.0, mostrando la persistenza e la diffusione della misoginia

Ciao Beatrice, di cosa ti occupi?
Mi occupo di studi interculturali e di genere, soprattutto della violenza contro le donne. In particolare, studio e analizzo la comunicazione su Internet, le discriminazioni e la violenza che viaggiano troppo spesso indisturbate tra le maglie del web, tanto in Italia quanto all'estero. Dai racconti dei media sui casi di bullismo online, ormai sappiamo che spesso i social network acuiscono gli attacchi violenti verso alcune categorie sociali storicamente svantaggiate, in primo luogo le donne di tutte le età. Per questo, il fine della mia ricerca è quello di identificare le caratteristiche culturali e le conseguenze concrete della retorica d’odio sessista, e fornire gli strumenti utili per contrastare questi fenomeni soprattutto tra le nuove generazioni, attraverso percorsi educativi nelle scuole volti a un uso consapevole e sicuro delle nuove tecnologie.

Quando hai deciso di fare ricerca?
Forse inconsapevolmente dal primo anno di università. In seguito, proseguendo i miei studi e grazie al supporto di modelli importanti nella mia realtà universitaria, ho capito di essere ormai inesorabilmente innamorata della ricerca!

Cosa ti appassiona di quello che studi?
Mi appassiona la grande attualità e l’effetto materiale delle problematiche che analizzo, la sfida di svelare come antiche discriminazioni e domini culturali influenzano ancora negativamente la nostra realtà quotidiana. E mi appassiona la possibilità di dimostrare come anche gli studi umanistici possano contribuire a migliorare concretamente la società in cui viviamo.

Cosa pensi prima di andare a dormire la sera?
Che domani dovrò e vorrò fare più di quello che ho fatto oggi

E quando ti svegli al mattino?
Se piove, che ho troppe cose da fare. Se c’è il sole, che ho molto da fare e che non vedo l’ora di iniziare – dopo un caffè.

Quale scoperta/invenzione pensi possa rivoluzionare il tuo ambito di ricerca nei prossimi cinque anni?
Lavorando nell'ambito degli studi umanistici, non credo che un’invenzione specifica sia in grado di rivoluzionare il mio ambito di ricerca. Sicuramente sono necessarie nuove leggi per garantire un web più sicuro, ma la costruzione di una società veramente inclusiva e rispettosa deve passare in primo luogo attraverso la comprensione profonda degli squilibri culturali ancora esistenti, tanto offline quanto online, e attraverso un’educazione al rispetto fin dai primi anni d’età.

Una cosa che hai imparato facendo ricerca.
Che è necessario mettere tutto in continua discussione e che un’istruzione consapevole è l’unico strumento utile per comprendere e combattere le storture e le ingiustizie della nostra società.

Come sarebbe il mondo senza ricerca?
Senza speranza, gretto ed eccessivamente utilitaristico.

Sei un ricercatore "da adottare". Cosa vorresti dire ai tuoi sostenitori?
Che una società veramente civile deve riconoscere e valorizzare il contributo di giovani ricercatori e ricercatrici che, in un periodo storico particolarmente instabile e difficile, cercano di rendere possibile l’avanzamento materiale e culturale di questo paese con le loro competenze e con la loro passione.