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Senza la Ricerca? UniboMagazine intervista Alessandro Broccoli

Assegnista di ricerca del DIMES, svolge la sua attività di assistenza clinica e di ricerca presso l’Istituto di Ematologia “Lorenzo e Ariosto Seràgnoli” del Policlinico “Sant’Orsola-Malpighi”, occupandosi in maniera specifica delle patologie – spesso di natura tumorale – che colpiscono il sistema linfatico, nella fattispecie un determinato sottoinsieme di globuli bianchi che prende il nome di linfociti

Ciao Alessandro, di cosa ti occupi?
Sono un medico chirurgo specialista in Ematologia, quella disciplina medica che si occupa della diagnosi e della cura delle malattie del sangue. Sono assegnista di ricerca presso il Dipartimento di Medicina Specialistica, Diagnostica e Sperimentale e seguo un corso di Dottorato di Ricerca dell’Università di Bologna. Presto la mia attività di assistenza clinica e di ricerca presso l’Istituto di Ematologia “Lorenzo e Ariosto Seràgnoli” del Policlinico “Sant’Orsola-Malpighi”, occupandomi in maniera specifica delle patologie – spesso di natura tumorale – che colpiscono il sistema linfatico, nella fattispecie un determinato sottoinsieme di globuli bianchi che prende il nome di linfociti.

Quando hai deciso di fare ricerca?
Ero ancora studente, al terzo anno di Medicina, quando ho deciso che il mio successivo percorso di studio sarebbe stato all’interno dell’Ematologia: perché stavo proprio allora imparando a conoscere una disciplina dinamica, che nell’arco di pochi anni (poiché si tratta di una materia “giovane” in rapporto a tante altre branche “internistiche”) ha raggiunto traguardi significativi (e spesso impensabili!) nella cura di pazienti afflitti da malattie terribili. E questo grazie alla possibilità di applicare rapidamente e direttamente in Clinica i risultati della Ricerca: come si suole dire, dal laboratorio al letto del malato.


Cosa ti appassiona di quello che studi?
Il fatto che i problemi incontrati nell’attività medica quotidiana diventino le domande a cui il tuo lavoro di ricerca deve cercare di dare delle risposte, e allo stesso tempo come il prodotto del tuo studio possa aver presto un’applicazione pratica nel modo con cui ti avvicini ai pazienti: in termini di terapie innovative, di misura di marcatori di malattia nel corso del trattamento di una specifica patologia, di nuove metodiche diagnostiche.


Cosa pensi prima di andare a dormire la sera?
A cosa, di ciò che ho fatto, poteva essere fatto meglio.


E quando ti svegli al mattino?
Si riparte! Anche se a volte ho l’impressione di non essermi mai fermato…


Quale scoperta pensi possa rivoluzionare il tuo ambito di ricerca nei prossimi cinque anni?
Prima o poi giungeremo a scalfire in profondità la dura scorza di malattie a tutt’oggi difficili da trattare. E lo faremo probabilmente con terapie sempre più mirate e meno tossiche, forse arrivando addirittura a mettere nel cassetto la tanto temuta chemioterapia.

Una cosa che hai imparato facendo ricerca.
Ad essere ordinato, a saper rispettare le scadenze e il lavoro degli altri.


Come sarebbe il mondo senza ricerca?
Senza la ricerca, perderemmo la possibilità di approfondire e migliorare la nostra conoscenza del mondo che ci circonda.


Sei un ricercatore “da adottare”. Cosa vorresti dire ai tuoi sostenitori?
Ricerca è progresso. Penso che questo riassuma tutto.