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L’Alma Mater nello spazio per dare la caccia agli asteroidi

Due laboratori Unibo sono coinvolti nel progetto AIM dell’Agenzia Spaziale Europea, che nel 2020 dovrebbe raggiungere l’asteroide binario Didymos. L’obiettivo è mettere a punto un piano per scongiurare la minaccia di collisione di massi spaziali con il nostro pianeta


E se un asteroide entrasse in rotta di collisione con la Terra?
Certo, lo scenario riporta alla mente improbabili produzioni fantascientifiche hollywoodiane, ma questo non vuol dire che una simile minaccia sia da escludere. Anzi, l’Agenzia Spaziale Europea prende molto sul serio questa eventualità, tanto che una squadra internazionale è al lavoro per mettere a punto un piano da attivare in caso di pericolo. Con l’aiuto, tra gli altri, dell’Università di Bologna.

Protagonista del progetto è Didymos, un asteroide binario composto da una roccia spaziale di 800 metri di diametro, chiamata Didymain, e da una di 170 metri, chiamata Didymoon, che danzano a braccetto, a circa 1,2 chilometri di distanza. Con il progetto AIM, ovvero Asteroid Impact Mission, l’Agenzia Spaziale Europea ha in programma di lanciare nel 2020 una sonda per osservare il comportamento di Didymos, analizzandone la composizione superficiale, il campo gravitazionale e le caratteristiche geofisiche e dinamiche. In parallelo, la NASA lancerà DART, Double Asteroid Redirection Test, che nel 2022 colpirà Didymoon, modificando per la prima volta nella storia dell’esplorazione spaziale la traiettoria di un corpo del Sistema Solare.

Assieme ad AIM, inoltre, l’Europa conta di inviare anche una coppia di Cubesat 3U, nanosatelliti di massa poco superiore ai quattro chili, e un piccolo lander chiamato MASCOT-2, che si poserà dolcemente su Didymoon, replicando un’altra storica impresa di conquista di un corpo del Sistema Solare: l’arrembaggio da parte di Rosetta e Philae della cometa 67/P Churimov-Gerasimenko.

AIM di ESA e DART della NASA sono quindi missioni complementari, che vanno a formare il progetto congiunto AIDA, ovvero Asteroid Impact and Deflection Assessment, pensato per scongiurare la minaccia di collisione di massi spaziali con il nostro pianeta.

L’Università di Bologna è coinvolta dal 2015 nel progetto AIM, per due aspetti distinti ma complementari, approfonditi rispettivamente nel Laboratorio di Radio Scienza ed Esplorazione Planetaria e nel Laboratorio di Microsatelliti e Microsistemi Spaziali, del Tecnopolo Aerospaziale di Forlì.

Il primo, che si concluderà nel febbraio del prossimo anno, riguarda lo studio delle performance ottenibili con un esperimento di radio scienza eseguito dalla sonda principale AIM, per la stima di massa e campo di gravità dell’asteroide primario Didymain e della massa del secondario Didymoon. Il Laboratorio di Microsatelliti e Microsistemi Spaziali ha partecipano invece alla realizzazione di uno dei due nanosatelliti Cubesat che partiranno con AIM.

“La sfida all’asteroide binario Didymos da parte della missione AIDA si preannuncia molto complessa”, spiega Paolo Tortora, docente responsabile dei laboratori di ricerca Unibo coinvolti in questo studio. “Avvicinarsi ad un asteroide, colpirlo con una sonda ‘proiettile’ per modificarne la traiettoria e misurarne gli effetti dinamici potrebbe sembrare uno scenario avveniristico, ma è una missione perfettamente realizzabile dal punto di vista tecnologico, ed offre la possibilità di imparare a difendere il nostro pianeta dalle minacce rappresentate dai NEO, ovvero Near Earth Objects”. Al momento la missione AIM è stata messa in stand-by dalla recente conferenza ministeriale dell’Agenzia Spaziale Europea, ma i ricercatori coinvolti confidano che si trovino presto le risorse economiche per implementarla come da piani originari, con lancio attorno al 2020.