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Un amico per i piccoli pazienti del Sant'Orsola

Un robot per imparare a riconoscere – e ad accettare - paura, rabbia e tristezza. E' il progetto di ricerca che aiuterà i piccoli pazienti a riconoscere le emozioni più profonde, in particolare nei bambini alle prese con le cure oncologiche

E' stato presentato stamattina, al Sant'Orsola, alla presenza della famiglia Golinelli e insieme alla direttrice del Policlinico Antonella Messori, al Rettore Francesco Ubertini e all'equipe che sarà coinvolta nel progetto, il "robot per imparare a riconoscere – e ad accettare - le emozioni negative". Si chiama Marino, come Marino Golinelli che insieme alla moglie lo ha donato all’Unità operativa di Pediatria diretta dal professor Andrea Pession. Da oggi farà compagnia ai piccoli pazienti del Policlinico e sarà protagonista di un progetto di ricerca assolutamente innovativo.

Una ricerca sperimentale realizzata dall’equipe diretta dalla dottoressa Dorella Scarponi, specializzata in psico-oncologia, confermava già nel 2003 come i piccoli pazienti oncoematologici manifestino una difficoltà a riconoscere le emozioni negative (rabbia, paura, tristezza) negli adulti che hanno cura di loro e ad accettarle in se stessi. All’origine di questa difficoltà – che porta a rimuovere parte del proprio vissuto e impone al bambino una grande fatica relazionale – c’è la paura che i vissuti negativi riducano la disponibilità degli adulti ad aver cura di loro, in un momento in cui sentono di averne invece assoluta necessità. Il bisogno, cioè, che l’altro non sia preso dalla tua sofferenza e conservi una buona disposizione verso di te.

Il robot, prodotto dalla francese Aldebaran robotics, è alto 60 centimetri e pesa poco più di quattro chili. E' dotato di telecamere, microfoni, altoparlanti, sensori tattili e un giroscopio per l'equilibrio, che gli consentono di camminare, cadere, alzarsi, sedersi e ballare, ma soprattutto rispondere alle domande dei bambini. Marino, infatti, è programmato per restare da solo con i piccoli pazienti e interagire con loro, fare domande e registrare le risposte, in modo da aiutare i medici a capire le loro emozioni più profonde, in particolare nei bambini alle prese con le cure oncologiche.

Il robot sarà, quindi, protagonista del progetto di ricerca che durerà un anno e coinvolgerà 60 bambini e bambine: 20 pazienti oncologici, 20 pazienti con patologie croniche non oncologiche e 20 coetanei non ammalati. In ogni seduta individuale, Marino esprimerà le emozioni principali, sia positive sia negative, e chiederà loro di riconoscerle e nominarle.

Quando il bambino o la bambina commetteranno un errore, il piccolo robot interagirà facendo loro vedere come si manifesta, per mimica e prossemica, l’emozione errata nominata affinché possano notare le differenze. A questo punto Marino riproporrà nuovamente l’emozione non riconosciuta e annoterà il numero di prove necessarie al riconoscimento. La valutazione sarà riproposta tre mesi dopo la prima prova. Lo psicologo sarà presente nella stanza, ma non interagirà in alcun modo, non dovrà nemmeno prendere appunti. Sarà, infatti, lo stesso Marino che registrerà e memorizzerà tutto quel che accade.

Grazie a questo progetto di ricerca sarà possibile valutare in modo accurato il margine di errore nel riconoscimento delle emozioni nei piccoli pazienti oncologici, confrontandola con quella dei due gruppi di controllo (malati cronici non oncologici; sani) e analizzandola per età, sesso, durata della malattia, anche rivalutandola dopo tre mesi dalla prima prova, in un’altra fase del percorso di cura. Questa la funzione originale per cui sarà utilizzato il robot. Ma Marino in reparto potrà svolgere, anche in futuro, numerose altre funzioni, da quelle ludiche a quelle più propriamente informative ed educative. Il robot donato dalla famiglia Golinelli potrà, infatti, spiegare ai bambini come fare una medicazione, accompagnarli a un esame doloroso riducendo la paura fino ad aiutare i genitori a comprendere come compilare un modulo.