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Ultimate frisbee. L'avventura americana di Laura Farolfi

La leader delle Cus Bologna Shout ha fatto parte, unica italiana, di una selezione europea che ha giocato negli Stati Uniti contro le migliori rappresentative a stelle e strisce

Giocare davanti a 500 persone, con una media di 25mila persone connesse online. L’emozione di essere riconosciuta per strada e la richiesta insolita (almeno per i parametri italiani) di firmare autografi. Laura Farolfi, una delle migliori (la migliore?) giocatrici italiane di ultimate frisbee ha chiuso dieci giorni da favola, vivendo le emozioni che solo il “professionismo” dell’ultimate frisbee possono regalare.

Laura, che per il mondo del frisbee si occupa anche di comunicazione e di marketing e che da tempo collabora con il Cus Bologna, è stata selezionata, per queste qualità – capacità tecniche, ma anche passione nel trasmettere il messaggio del frisbee – per prendere parte all’European Tour. Ha fatto parte, unica italiana, di una selezione europea che ha giocato negli Stati Uniti contro le migliori rappresentative a stelle e strisce. "È stata un’esperienza magica e faticosa", racconta. "Una partita ogni due giorni in una città diversa. I giorni di volo, un vero tour de force, ma davvero fantastico".

Situazione insolita: gli spettatori sapevano tutto di lei, perché online le caratteristiche delle atlete venivano declinate. Alla fine il bottino parla di tre vittorie e sei sconfitte. Ma al cospetto dei mostri americani Laura e le sue compagne europee non hanno sfigurato perché il distacco finale non è mai stato di più di tre punti. E due ko sono arrivati con il minimo scarto. Solo tre errori in nove partite e una media di 5 assist-mete-difese a partita. Una media piuttosto elevata nel contesto di un All Star Team. "Ho potuto affrontare le migliori al mondo", incalza Laura. "È stato buffo, soprattutto all’inizio. Mi sentivo al cospetto delle star del mio sport. Poi, pian piano, mi sono resa conto che non dovevo essere la fan di nessuno. Solo un’avversaria alla pari".

Un atteggiamento che le ha permesso di ricevere il premio quale miglior giocatrice a Seattle, incassare i complimenti delle avversarie. Sentire spesso il suo nome, ripetuto mille volte dal commentatore a stelle e strisce che, in questo contesto, non ha potuto che lodare e apprezzare il lavoro svolto nel corso degli anni dal braccio sportivo dell’Alma Mater Studiorum.

Tante esperienze che le saranno utili tra un anno quando, in Ohio, sarà leader della squadra femminile del Cus Bologna (le Shout) che prenderà parte al campionato mondiale per club.

Ospitata dalle più forti giocatrici al mondo, ha giocato con alcune tra le migliori ragazze d’Europa. Ha organizzato allenamenti per giovani a Seattle, San Francisco e Washington. Un’esperienza fantastica. Da oggi Laura Farolfi è molto ma molto più ricca (umanamente e tecnicamente). E il Cus Bologna, che ha spinto perché prendesse parte a questa iniziativa straordinario, avrà un vero e proprio tesoretto da poter sfruttare negli anni a venire. Ultima annotazione: Laura si è guadagnata sul campo il soprannome di “Spicy italian”.