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Immagini dalla Dancalia: un angolo di Marte in Etiopia

Al Museo Capellini, scatti e opere alla scoperta di una delle regioni tra le più inospitali e instabili del pianeta, in cui si muove una ricerca di frontiera Unibo


Una mostra fotografica alla scoperta della Dancalia, regione tra le più inospitali e instabili del nostro pianeta in cui si muove una ricerca di frontiera Unibo. Dal 21 al 29 ottobre il Museo Capellini ospita scatti e opere di Samantha Tistoni che svelano il fascino unico e magico dell'area al confine tra Etiopia ed Eritrea. Qui, dove è possibile camminare su quello che una volta era il fondo di un mare ed ora è una vasta pianura di sale, si trova il vulcano Dallol dove la terra ribolle, i geyser sono in attività e le formazioni di cristalli hanno geometrie bizzarre. Sorgenti sulfuree e coni di sale creano un paesaggio quanto mai spettacolare con sorprendenti rossi, verdi e gialli.

La mostra sarà inaugurata sabato 21 ottobre alle 16 con una visita guidata di Barbara Cavalazzi, ricercatrice al Dipartimento di Scienze Biologiche, Geologiche e Ambientali dell'Alma Mater che, a seguire, sempre al Museo Capellini, terrà anche la conferenza "Dancalia: sul fondo del mare che non c'è".

La Dancalia è forse il ramo più attivo della Rift Valley africana ed è un luogo in cui tutto è drammaticamente influenzato dalla geologia del processo di oceanizzazione iniziato alcune decine di milioni di anni fa. Sono proprio queste incredibili caratteristiche geologiche a rendere questo luogo un posto dove è possibile studiare gli estremi della vita e l’adattabilità biologica. Con questi obiettivi, alcuni astrobiologi, coordinati da Barbara Cavalazzi, sono stati in Dallol lo scorso gennaio per una campagna di campionamento.

Il progetto, nato nel 2013, punta a studiare i cosiddetti "estremofili", organismi - per lo più batteri - che vivono in condizioni in cui la vita è impossibile per la maggior parte degli esseri viventi. Il Dallol, infatti, potrebbe ospitare batteri simili a quelli che popolavano la terra primitiva: dei “reduci” in grado di aiutarci a capire come si è evoluta la vita sul nostro pianeta.

Ma non solo. La scoperta diventa ancora più interessante guardando verso lo spazio, precisamente verso Marte. Infatti, le rocce del pianeta rosso lasciano pensare che durante il Noachiano - il periodo di tempo della storia geologica di Marte che va da 3,7 a 4,1 miliardi di anni fa - l’ambiente fosse non troppo diverso da quello che troviamo oggi in questo angolo di Etiopia: acidità, acque saline, abbondanza di zolfo e ossidi di ferro, escursione termica e alto tasso di evaporazione delle acque.

Il cratere del Dallol è quello che gli scienziati chiamano "analogo" terrestre di Marte, anzi è l’analogo terrestre per eccellenza. Ecco perché lo studio di ambienti estremi e dei loro abitanti è di grande interesse in astrobiologia, disciplina che si occupa di cercare la vita e i potenziali habitat in pianeti extraterrestri. Se esistessero o fossero esistite forme di vita su Marte, probabilmente sarebbero simili agli organismi che oggi popolano il Dallol.

Dancalia. Sul fondo del mare che non c'è

21 Ottobre 2017

ore: 16:00

Museo Geologico "Giovanni Capellini" (Via Zamboni, 63 - Bologna)

Ingresso libero fino ad esaurimento dei posti disponibili

In occasione della Settimana del Pianeta Terra, Barbara Cavalazzi, ricercatrice al Dipartimento di Scienze Biologiche, Geologiche e Ambientali dell'Università di Bologna, racconterà la storia e i segreti dell'affascinante territorio della Dancalia. In contemporanea, sarà possibile visitare la mostra fotografica PhysisArt, con gli scatti di Samantha Tistoni