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La batteria del futuro made in Unibo: liquida e ricaricabile

Si chiama Nessox: riesce ad accumulare fino a tre volte l’energia delle batterie oggi in commercio, e si può ricaricare in pochi minuti sostituendo il liquido interno. A svilupparla è Bettery, una start-up nata al Dipartimento di Chimica dell’Alma Mater


Al Laboratorio di Elettrochimica dei Materiali per l’Energetica dell’Università di Bologna sta nascendo una batteria di nuova generazione
, capace di accumulare fino a tre volte l'energia contenuta nelle batterie oggi in commercio: una tecnologia innovativa che potrebbe rivoluzionare il settore della mobilità elettrica.

A sviluppare l’idea è Bettery, progetto guidato da Francesca Soavi e Francesca De Giorgio, ricercatrici al Dipartimento di Chimica “Giacomo Ciamician” dell’Alma Mater. Un’avventura, quella di Bettery, che sta attirando molte attenzioni, anche grazie ai tanti riconoscimenti raccolti. L’ultimo in ordine di tempo è il Premio Nazionale per l’Innovazione, che ha visto la start-up Unibo trionfare nella categoria Clean Tech & Energy. Ma sono arrivati premi anche da Start Cup Emilia-Romagna, dalla competizione “Nuove Idee Nuove Imprese” e, prima ancora, da Unibo Launchpad, il programma di accelerazione all’imprenditorialità accademica dell'Università di Bologna.

“Sono risultati di cui siamo molto soddisfatte – dice Francesca Soavi – soprattutto perché testimoniano grande interesse e grande sostegno attorno al nostro progetto. Sono segnali importanti che arrivano tanto dalle istituzioni che dal mondo imprenditoriale”.

Nato da un brevetto sviluppato all’Alma Mater, il progetto Bettery è oggi una start-up che punta ad arrivare sul mercato. Una strada non immediata per chi, di mestiere, si occupa di chimica. “All’inizio non è stato semplice”, conferma la ricercatrice Unibo. “Il pensiero imprenditoriale, con tutte le sue scommesse e incertezze, è molto diverso da quello scientifico a cui è abituato chi fa ricerca. È un percorso impegnativo, con cui ti metti molto in discussione”.

Tutto è iniziato nel 2016 con la Emerging Technologies Competition della Royal Society of Chemistry, in Inghilterra. “Abbiamo partecipato quasi per caso”, racconta ancora Francesca Soavi. “Non abbiamo vinto, ovviamente, ma lì ho capito che da iniziative come quella potevano nascere opportunità importanti”. In quell’occasione, infatti, c’è stato l’incontro con Alessandro Pastore, imprenditore e “business angel” che è diventato mentore del progetto e ha introdotto il team di Bettery a Unibo Launchpad.

La tecnologia sviluppata da Bettery si chiama Nessox: una nuova batteria che utilizza un sistema litio-ossigeno a flusso. “Le batterie litio-ossigeno sono studiate già da una decina d’anni e considerate molto promettenti per una nuova generazione di batterie del futuro”, spiega Francesca De Giorgio, assegnista di ricerca Unibo che affianca Francesca Soavi alla guida di Bettery. “Fino ad oggi però queste nuove batterie avevano problemi di stabilità”. Qui arriva la novità di Nessox: il brevetto nato dalla ricerca Unibo permette infatti di superare queste difficoltà. “Abbiamo visto che utilizzando una particolare componente liquida era possibile allontanare i prodotti di reazione responsabili del fine vita della batteria”.

Il team di Bettery, che include anche Alessandro Brilloni e Federico Poli, ha già realizzato un primo brevetto ed è ora al lavoro sul secondo. E i risultati sono più che promettenti: Nessox è in grado di accumulare fino a tre volte l’energia delle batterie commerciali tradizionali. Se questa tecnologia venisse applicata ad un’auto elettrica si potrebbe raddoppiare l’autonomia di percorso.

Ma la grande capacità di accumulo di energia non è l’unica arma segreta di Nessox. Funzionando grazie ad una componente liquida, la batteria di nuova generazione può essere ricaricata semplicemente sostituendo il fluido “scarico”: una sorta di rifornimento di carburante che consente di ottenere una ricarica completa in pochi minuti.

“Inizialmente, la possibilità di ricaricare la batteria sostituendo il liquido interno per noi era un elemento scontato: eravamo concentrate piuttosto sulla stabilità e sulla capacità di accumulo di energia”, spiega ancora Francesca Soavi. “Ma ci siamo presto rese conto che questa possibilità di ricarica rapida era invece l’elemento che suscitava più interesse da parte dei potenziali investitori”.

La strada che va dal laboratorio al mercato, del resto, è piena di sorprese. “Oggi i ricercatori hanno ben chiaro che devono impegnarsi per trovare risorse da investire in modo efficace per far crescere i loro progetti”, continua Francesca Soavi. “Da questo punto di vista noi ricercatori abbiamo alcune cose in comune con gli imprenditori”. Anche per questo, opportunità e iniziative che permettono di conoscere chi sta percorrendo strade simili sono fondamentali. “È molto importante poter conoscere e dialogare con altre start-up. Anche se le competenze e i temi sono diversi, si ritrova sempre un punto in comune: l’innovazione nasce dove c’è pensiero e conoscenza. Per chi fa ricerca innovare deve essere un obiettivo naturale”.

E il futuro? Dopo i tanti successi e riconoscimenti ottenuti negli ultimi mesi, il team di Bettery continua ora a lavorare per perfezionare Nessox e cercare nuove opportunità. “Il prossimo passo – conclude Francesca Soavi – sarà la costituzione di Bettery come spin-off accreditato di Ateneo. Poi continueremo a lavorare anche per selezionare con cura nuovi investitori e per raccogliere capitali. Inoltre, cercheremo di ottenere finanziamenti europei per partecipare a nuovi progetti di ricerca applicata”.