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Il Premio AdDu 2018 all'accademica-attivista Rashida Manjoo

Già Rapporteur speciale dell’Onu contro la violenza sulle donne, è stata premiata dall’Associazione delle Docenti Universitarie dell’Università di Bologna


Rashida Manjoo, docente all'Università di Cape Town, già Rapporteur speciale dell’Onu contro la violenza sulle donne, è stata premiata con il Premio AdDu 2018, il riconoscimento istituito dall’Associazione delle Docenti Universitarie dell’Università di Bologna per valorizzare l’esperienza di donne che si sono distinte per il proprio impegno scientifico e sociale in una prospettiva internazionale.

La premiazione si è tenuta lo scorso 23 marzo nella sala Poeti della Scuola di Scienze Politiche dell'Alma Mater. "Rashida Manjoo - si legge nelle motivazioni - è una figura femminile esemplare che ha dedicato gran parte della sua vita alla difesa dei diritti umani. Una donna 'accademica-attivista', come lei stessa ama definirsi, che si è distinta a livello internazionale per la capacità di tradurre in operatività politica e sociale le competenze scientifiche e le convinzioni personali".

Rashida Manjoo si è detta particolarmente onorata per l’attribuzione del premio, anche e soprattutto in ragione della scelta compiuta dall’AdDU di conferirlo, nella sua prima edizione, ad un’accademica non-europea e di pelle nera. "Uno degli aspetti - ha dichiarato durante la cerimonia di premiazione - che contraddistingue l’esperienza di essere un’accademica di pelle scura è che sei praticamente invisibile. Puoi scrivere molte cose, anche importanti e significative, ma non importa. Questa è una delle ragioni per cui continuo nella mia lotta".

Nella sua lectio magistralis, Rashida Manjoo ha ripercorso la propria storia personale ponendo l'accento sulle profonde interconnessioni che legano le sue vicende private e il suo impegno pubblico. Costretta per ragioni economiche a lasciare gli studi al termine delle scuole superiori, riesce comunque a completare gli studi universitari e a diventare avvocato. Dopo la laurea, in ragione delle sue origini e nonostante la necessità di contribuire al mantenimento della sua famiglia, mette al servizio le proprie competenze in libero patrocinio impegnandosi nella difesa di coloro che non possono permettersi una rappresentanza legale. Caduto l’apartheid si impegna sempre più nella battaglia per il riconoscimento dei diritti umani e politici delle donne e delle donne di colore entrando a far parte della Commissione parlamentare per l’uguaglianza di genere in Sudafrica. Raggiunta da minacce di morte lascia il Sudafrica e lavora per qualche anno presso l’Università di Harvard per poi accettare l’incarico presso le Nazioni Unite.