Ha condotto spedizioni sulla calotta Groenlandese e ha visitato le Isole Svalbard, le terre abitate più a nord del pianeta. Domani, mercoledì 7 febbraio, Joseph Cook sarà ospite dell'Alma Mater per raccontare i suoi studi sul ghiaccio e la sua sorprendente biologia.
Nell'Aula GIS del Dipartimento di Scienze Biologiche, Geologiche e Ambientali, a partire dalle 16, lo studioso dell'Università di Sheffield e vincitore del Rolex Award 2016 presenterà le sue ricerche nel campo dei processi biologici nei ghiacciai terrestri e le implicazioni relative alla fusione dei ghiacciai: studi glaciologici, di microbiologia, remote sensing e modelling che descrivono il complesso ecosistema interconnesso che influenza su larga scala la dinamica delle calotte glaciali.
La drastica riduzione della massa delle calotte glaciali dovuta al riscaldamento globale, infatti, è amplificata da una complessa interazione di processi legati anche alla colorazione e all’albedo del ghiaccio, ovvero la sua capacità di riflettere la luce solare. Un fattore che viene influenzato dalla biomassa, dai batteri e dalle alghe che ricoprono la superficie: tutti elementi che abbassano l'albedo, accelerando il processo di fusione. Le modalità di controllo dell'attività biologica coinvolta in questo processo non sono ancora del tutto chiede ed è complesso inserirle negli attuali modelli climatici.
Conoscere questi microrganismi permette inoltre di ottenere informazioni sul loro ruolo nell’ecosistema generale del ghiacciaio che possono rivelarsi utili per approfondire la natura di corpi planetari ghiacciati come le lune di Giove e di Saturno.